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Bambina scomparsa a Firenze, il disperato appello su Kata a Chi l'ha visto?

Christian Campigli
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Un nuovo, disperato appello. Sono visibilmente stanchi, affranti, delusi. Distrutti da una vicenda tanto dolorosa quanto impossibile da gestire. "Mobilitatevi con noi per far ritrovare nostra figlia". Con queste parole i genitori di Kata, la bambina peruviana di cinque anni scomparsa ormai diciotto giorni fa a Firenze, hanno chiesto un aiuto ai toscani durante la trasmissione Rai, Chi l'ha visto? Un segnale chiaro, di disperazione e di consapevolezza che, più passa il tempo, più le chances di rivedere la loro bimba diminuiscono esponenzialmente. Gli investigatori stanno aspettando le analisi e le comparazioni dei profili DNA prelevati dalle centocinquanta persone che vivevano nell'ex hotel Astor e dallo spazzolino da denti della bambina. In Procura sono convinti che Kata sia scomparsa in quel buco nero tollerato dalla politica cittadina. Nell'indifferenza più assoluta.

 

 

Ieri Vittorio Feltri, in un editoriale che trasuda rabbia e doverosa indignazione, ha ricordato come siano evidenti alcune responsabilità politiche. Per chi poco o nulla ha fatto per sgomberare quella struttura occupata abusivamente. Come se questa pratica fosse giusta, lecita, accettabile. Naturale. Quasi fosse l'Eden dell'accoglienza, quel luogo mitologico nel quale rumeni e peruviani (due etnie che, per usare un eufemismo, non si amano) si sarebbero integrate col resto della città. Il rapimento di Kata è la dimostrazione plastica, tangibile che questa utopia è quanto di più lontano esista dalla realtà. Le opposizioni (tranne in rari casi) hanno usato un atteggiamento molto prudente. Per timore di essere etichettati come "sciacalli".

 

 

Nel frattempo, gli inquirenti lavorano sottotraccia anche alla pista del pedofilo. Chi è l'uomo col palloncino descritto dal fratellino di Kata? La bimba è stata portata via da un maniaco, venduta ad un orco da un occupante o portata all'estero e costretta a mendicare in qualche capitale europea? Impossibile, purtroppo, escludere anche la più terribile delle ipotesi: che qualcosa, durante il rapimento, sia andato storto e che, oggi, il piccolo angelo non sia più tra noi.

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