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Paolo Mieli assolto, non diffamò Davigo: "Il fatto non costituisce reato"

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Paolo Mieli è stato assolto dal giudice della terza sezione penale del tribunale di Milano, Luigi Varanelli, nel processo per diffamazione intentato dall’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo, a seguito di un editoriale apparso sul Corriere della Sera nel maggio 2020. L’ex direttore del quotidiano di via Solferino faceva riferimento a un’intervista rilasciata a Non è l’Arena, su La7, da Luca Palamara. Nella trasmissione televisiva condotta da Massimo Giletti l’ex membro del Csm - scriveva Mieli - aveva «lasciato intendere» di aver «avuto parte nella designazione» dei vertici delle procure «d’accordo con Piercamillo Davigo. Quantomeno con qualcuno della sua corrente».

 

Per il pm Paolo Filippini, che ha chiesto per Mieli l’assoluzione con la formula ’il fatto non costituisce reato', l’ex direttore del quotidiano di via Solferino «nel suo editoriale non ha fatto altro che inserire all’interno di un ragionamento più ampio un contributo dato da Palamara all’interno di una trasmissione», di cui «va a proporre una lettura di secondo livello, introducendo una critica che è l’essenza del fare il giornalista». Per il pm, inoltre, nell’editoriale di Mieli «l’animus diffamandi è chiaramente assente o quanto meno neutralizzato dall’esercizio del diritto di critica».

 

«Le argomentazioni del pm non ci trovano d’accordo», ha replicato il legale di Davigo, avvocato Francesco Borasi, chiedendo la condanna per diffamazione e 15mila euro di risarcimento da parte di Mieli, il cui editoriale sarebbe stato «insinuante», fornendo una «interpretazione errata» delle parole di Palamara dal valore «chiaramente diffamatorio». Di parere opposto la difesa di Mieli, rappresentato dall’avvocato Cristina Malavenda, che ha chiesto per l’editorialista presente all’udienza l’assoluzione «con la formula del ’fatto non sussiste' e in subordine del ’fatto non costituisce reato'». Scelta, quest’ultima, fatta dal giudice Varanelli. Le motivazioni saranno depositate entro sessanta giorni. 

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