Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Kata, gli inquirenti si dividono sulle due ipotesi del rapimento: racket o pedofilia?

Esplora:

Christian Campigli
  • a
  • a
  • a

Una spaccatura netta. Due ipotesi investigative lontane tra loro anni luce. Inconciliabili. Almeno in apparenza. Gli inquirenti che indagano da giorni sulla scomparsa di Kata, la bimba peruviana che viveva insieme alla famiglia all'interno dell'ex hotel Astor, a Firenze, sono divisi a metà. Da un lato c'è chi si ostina a sostenere la tesi del rapimento come vendetta del racket delle camere occupate abusivamente (e poi rivendute per migliaia di euro). Una pista che, sia ben chiaro, ha mille e più motivi per essere considerata quella più probabile. Ma solo in teoria. Perché più passano i giorni e più diventano pressanti alcune domande rimaste, ad oggi, senza risposta. Perché non è mai stato chiesto un riscatto? Perché la bimba non è ancora stata restituita ai suoi genitori? Qualcosa è andato storto e i rapitori hanno commesso il più orrendo dei delitti? Ieri sera la trasmissione "Diario del Giorno", in onda su Rete 4, ha evidenziato la presenza, dietro alle saracinesche chiuse di un negozio, di un passaggio laterale che porta alle cantine e a una piccola stanzetta laterale. La bambina peruviana è stata portata via dall'ex hotel occupato abusivamente proprio da quella uscita? I carabinieri, che già avevano, più volte, controllato quel varco, sono tornati per un'ulteriore ispezione. Che non ha portato i risultati sperati.

 

 

 

Più passano le ore, i giorni e le settimane più, anche tra gli inquirenti, si fa strada l'ipotesi del pedofilo. Dell'uomo nero, che avrebbe rapito Kata. Nei primissimi giorni, il fratello della bimba peruviana aveva parlato di "un uomo con il palloncino" che si sarebbe aggirato nei pressi dell'ex Astor. Oggi, più che mai, quella pista va approfondita. Il maniaco ha agito solo o ha avuto (magari in cambio di denaro) un importante aiuto all'interno della struttura occupata? Domande, interrogativi e perplessità che stanno logorando una famiglia disperata.

Dai blog