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La Ue dà ragione all'Italia sulle trascrizioni annullate

Respinto il ricorso contro il divieto di riconoscere i figli nati dall'utero in affitto presentato da alcune coppie gay. I giudici: «C'è l'adozione»

Edoardo Romagnoli
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La Corte europea dei diritti umani ha respinto una serie di ricorsi contro l’Italia avanzati da coppie dello stesso sesso che chiedevano di condannare il Paese perché non permette di trascrivere all’anagrafe gli atti di nascita legalmente riconosciuti all’estero per bambini nati usando la maternità surrogata. «L’ordinamento italiano vieta in quanto contraria all’ordine pubblico la trascrizione del rapporto di filiazione stabilito da un atto di nascita estero tra un figlio nato da maternità surrogata e l’aspirante genitore», tuttavia, «l’Alta Corte ha dichiarato che i valori tutelati dal divieto in parola non escludono la possibilità di riconoscere il rapporto di parentela mediante altri strumenti previsti dall’ordinamento giuridico, ovvero come l’adozione in casi speciali».

La Corte di Strasburgo ha raggruppato diversi casi in un unico giudizio. «I ricorrenti - si legge nella Decisione hanno visto nel rifiuto di riconoscere un rapporto di parentela tra gli aspiranti genitori e i figli una violazione del loro diritto al rispetto della loro vita privata e familiare. Ritengono, inoltre, che la possibilità di avviare una procedura di adozione piuttosto che il riconoscimento dell’atto di nascita dei bambini interessati non possa essere considerata idonea a porre rimedio a tale violazione».

 

La Corte ritiene inoltre che «l’interesse del minore non possa dipendere esclusivamente dall’orientamento sessuale dei genitori. D’altra parte, ricorda che mentre il principio stesso di stabilire o riconoscere la parentela lascia agli Stati solo un limitato margine di discrezionalità, tale margine è maggiore per quanto riguarda i mezzi da attuare a tal fine». La sentenza europea si rifà a una sentenza della Corte costituzionale che «ha altresì espresso l’auspicio che il legislatore trovi una soluzione che tenga conto di tutti i diritti e gli interessi in gioco, adeguando la normativa vigente all’esigenza di tutelare i figli nati dalla maternità surrogata, ovvero disciplinando l’adozione, in un modo più coerente con le particolarità della situazione in questione». Intervenendo a «La confessione» di Peter Gomez la ministra della Famiglia Eugenia Roccella ha proposto una soluzione «legale per i bambini nati fin qui». Una soluzione per quando sarà entrata in vigore la nuova legge che renderà la maternità surrogata un reato universale.

 

«Dovremo pensare a una sorta di sanatoria una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell’utero in affitto, anche per chi lo fa all’estero, visto che in Italia è già vietato per fortuna - ha detto l’esponente del governo Meloni - Io penso che sia utile introdurre una soluzione legale che non sia un modo di aggirare le leggi per i bambini nati fin qui», conclude. Dure le reazioni dall’opposizione. Alessandro Zan del Partito democratico ha scritto su Twitter: «Roccella parla di "sanatoria" verso i figli già nati delle famiglie arcobaleno. Ma si rende conto che si sta riferendo a vite, a bambine e bambini in carne e ossa, e non ad abusi edilizi da condonare? È urgente una legge che riconosca diritti, non un condono, non una sanatoria».

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