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Emanuela Orlandi, speranze dal nuovo filone: documenti inviati a Piazzale Clodio

Pina Sereni
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Quattro decenni di misteri avvolgono la storia di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana svanita nel nulla il 22 giugno 1983. Indagini, ipotesi e depistaggi si sono susseguiti in quarant’anni di silenzi. Proprio ora, a quarant’anni esatti dalla scomparsa, si riaccende la speranza per la famiglia. Placate le polemiche e le tensioni dell’ultimo periodo, il quarantesimo anniversario si apre sotto i migliori auspici: la procura vaticana ha trasmesso gli atti alla procura di Roma. A rivelarlo ai microfoni di Tg1 Mattina Estate è stato il promotore di giustizia dello Stato della Città del Vaticano, Alessandro Diddi, che assicura che «ci sono piste di indagine meritevoli di ulteriore approfondimento».

 

Diddi rivela inoltre di aver «raccolto tutte le evidenze reperibili nelle strutture del Vaticano e della Santa Sede, anche cercandone attestazione tramite conversazioni» con alcune persone «responsabili di alcuni uffici all’epoca dei fatti» e che sono state raccolte «molte carte, forse sfuggite negli anni passati agli inquirenti». Al setaccio delle procure «dei dati che non erano mai stati lavorati». I tempi sono maturi quindi «per portare a compimento questo nuovo filone di indagini». Dichiarazioni apprezzate da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela. Il suo desiderio - racconta all’agenzia di stampa LaPresse - è che finalmente questi documenti «possano portare alla verità» e che siano «ascoltate le persone indicate nel memoriale».

 

Tante le notizie da verificare e le piste da seguire ma da quarant’anni la sua speranza è solo una: «arrivare alla verità su mia sorella». Pietro non si è mai arreso e insieme a lui la sua famiglia, che ha deciso di inviare un appello alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «La famiglia Orlandi ritiene che gli ideali della verità e della giustizia non abbiano colore politico e non appartengano a nessun partito, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Per tale motivo rivolge un appello alla presidente Giorgia Meloni, con l’auspicio che possa contribuire, nel rispetto dei ruoli, alla ricerca della verità sulla scomparsa di Emanuela e al contempo a chiarire tutti i fatti che in questi quaranta anni hanno segnato l’Italia e sono ancora rimasti oscuri». L’appuntamento per ricordare Emanuela è domenica in Piazza San Pietro. È stato lo stesso Pietro a organizzarla e proprio lui sarà sotto la finestra dalla quale Bergoglio si affaccia per l’Angelus. La speranza della famiglia è che il Papa «ricordi con parole di speranza, durante l’Angelus, una sua cittadina scomparsa da quaranta anni» perché «sarebbe un gesto importante, di carità, in pieno spirito evangelico, che metterebbe fine a ogni polemica e rafforzerebbe la volontà di tutti nel cercare la verità». 

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