Tfs, i pagamenti in ritardo sono incostituzionali: la sentenza della Corte Costituzionale
Pagare in ritardo il Tfs, il trattamento di fine servizio, è incostituzionale: lo stabilisce la Corte Costituzionale con la sentenza numero 130 - redattrice la giudice Maria Rosaria San Giorgio - con cui sono state dichiarate inammissibili le questioni di legittimità costituzionale in merito al differimento e alla rateizzazione delle prestazioni di fine servizi che spettano ai dipendenti pubblici che vanno in pensione per raggiunti limiti d'età o di servizio. Pagare in ritardo, dunque, contrasta, secondo quanto stabilisce la Consulta, con il principio costituzionale della giusta retribuzione, di cui tali prestazioni costituiscono una componente; principio che si sostanzia non solo nella congruità dell'ammontare corrisposto, ma anche nella tempestività della erogazione.
Il trattamento di fine servizio è un "emolumento volto a sopperire alle peculiari esigenze del lavoratore in una particolare e più vulnerabile stagione della esistenza umana". Compito del Legislatore, "avuto riguardo al rilevante impatto finanziario che il superamento del differimento comporta, individuare i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento riformatore che tenga conto anche degli impegni assunti nell'ambito della precedente programmazione economico-finanziaria".
La pronuncia della Consulta invita il Parlamento a legiferare, tenendo conto di una riforma che sia graduale così da salvaguardare i conti pubblici, evidenziando, però, che la discrezionalità del legislatore al riguardo non è temporalmente illimitata. E non sarebbe tollerabile l'eccessivo protrarsi dell'inerzia legislativa, tenuto anche conto che la Corte aveva già rivolto al legislatore, con la sentenza n.159 del 2019, un monito con il quale si segnalava la problematicità della normativa in esame".