Migranti, il trafficante tunisino sfida Meloni: "Ho 30 barche pronte"
Un business senza scrupoli e molto redditizio, quello dei trafficanti di uomini che mettono in mare barconi carichi di migranti diretti vero le coste italiane. In attesa che gli sforzi del governo di Giorgia Meloni e dei verti Ue diano i loro frutti, in Tunisia i "passeur" organizzano l'invasione. Repubblica ha intervistato uno dei boss delle organizzazioni che operano nel paese nordafricano. Ha 29 anni e racconta la sua "agenzia di viaggi illegale". "Non sono stato mai scafista. I clienti erano contenti, mi sono fatto un nome e poi un gruzzolo. Ho iniziato a investire nelle trasferte", afferma l'uomo di stanza al porto di Sfax.
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I meccanismi del business sono simili a quelli di altri settori criminali. L'uomo spiega di avere una società di facciata "in regola in un altro settore" che sserve a riciclare i soldi e a "giustificare il mio tenore di vita", che si suppone elevato. Il souraka, boss delle traversate, svela alcuni trucchi del mestiere: i suoi "dipendenti" non si conoscono tra loro, "solo io conosco tutti".
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Un naufragio sarebbe una disgrazia, afferma il trafficante, non per i poveri cristi a bordo ma perché lui rischia la galera: "Grazie a Dio non ho mai avuto un naufragio. A uno hanno dato 79 anni di carcere". L'uomo manda anche un messaggio a Meloni: "Neppure il profeta in persona potrebbe bloccare l’harka", afferma, "in Tunisia la gente è come strozzata: impedirgli di partire significherebbe ucciderli subito. Ormai qui siamo a un punto di non ritorno (...) ad agosto ho già trenta viaggi completi e pronti a partire. La Meloni si deve rassegnare"