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Lago Maggiore, la contro-teoria dell'esperto israeliano: cosa facevano gli 007 affondati

Il naufragio della barca Gooduria con una ventina di agenti segreti italiani e israeliani a bordo, domenica 28 maggio sul Lago Maggiore, fa emergere scenari da spy story che sembrano condurre a Teheran. La gita con lo skipper Claudio Carminati (che nel naufragio ha perso la moglie, altre tre le vittime della comitiva di 007) degli agenti dell'Aise, dell'intelligence israeliana e del Mossad in tutta probabilità è stata preceduta da una missione. Secondo alcuni media israeliani l'obiettivo era bloccare l'attività di agenti dell'Iran nella regione, forse legata al traffico d'armi e al nucleare. In questo contesto, hanno un peso specifico importante le parole di Ronen Bergman, analista israeliano esperto di Intelligence. Intervistato dal Foglio, il saggista che ha scritto anche per il New York Times afferma di ritenere che "l’evento sulla barca non fosse un’operazione in sé ma che ne facesse parte".

 

Insomma, gli agenti del Mossad "non erano arrivati in Italia solo per fare una crociera di un giorno sul Lago Maggiore. Erano lì perché parte di un’operazione in corso tra i servizi di intelligence italiani e israeliani", spiega Bergman secondo cui non c'è riscontro sulle "teorie complottiste" relative all'incidente in sé. Inoltre, l’analista non crede che il focus dell'attenzione della comitiva di 007 fosse per forza il Lago Maggiore: “Direi che è più probabile il contrario. Cioè che stessero facendo qualcosa da qualche altra parte o riguardo a qualcos’altro. E che abbiano trascorso un paio di giorni a fare qualcosa che non so, ma che non era relativo all’operazione, quando la giornata che hanno trascorso in crociera è finita in tragedia”. Una lettura che contrasta con i vari retroscena che vedono la zona del Lago Maggiore come probabile teatro della missione italo-israeliana. 

 

Sullo sfondo, tuttavia, c'è ancora una volta, la collaborazione tra i servizi italiani e quelli israeliani sulla guerra al terrorismo e la raccolta di informazioni sul progetto nucleare iraniano: “Tutti i paesi dell’Europa occidentale condividono l’interesse di assicurarsi che l’Iran non diventi nucleare. E l’Italia sta collaborando con il Mossad su interessi comuni al punto che, mi è stato detto da alcuni funzionari della Difesa israeliana, la cooperazione con l’Italia è considerata una delle più importanti in Europa. Ci sono stati casi in cui le due agenzie hanno collaborato”, afferma Bergman che lascia un sospetto: “aziende italiane aiutarono il progetto nucleare iracheno, cioè aiutarono i francesi ad aiutare gli iracheni negli anni Settanta e Ottanta, e che Israele collaborò con i servizi italiani per ottenere maggiori informazioni sul programma nucleare. Non posso entrare nei dettagli. Ma questo potrebbe essere un modello di ciò che sta succedendo in Iran”, afferma l'analista delineando trame oscure tra Europa e Medio Oriente.