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Firenze, la madre di Kata "non ha fatto nomi". Gesto choc del padre in carcere

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Christian Campigli
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Ha tentato due volte il gesto estremo. Per il troppo dolore o per un senso di colpa che potrebbe aprire a nuove piste investigative. Colpo di scena nel caso di Kataleya, la bimba peruviana scomparsa dallo scorso sabato pomeriggio a Firenze. Il padre, attualmente detenuto nel carcere di Sollicciano per reati contro il patrimonio e per furto, ha ingerito della candeggina. Trasportato d'urgenza all'ospedale di Torregalli, ha nuovamente tentato di togliersi la vita con un cavo. I carabinieri, che non escludono nessuna pista investigativa, stanno cercando di capire se si sia trattato di un gesto di estremo dolore o di senso di colpa. Il padre si sentiva responsabile di ciò che è capitato alla bambina? È necessario scavare anche nel recente passato del genitore? Nulla viene lasciato al caso, anche se, al momento, l'ipotesi più concreta resta quella del rapimento.

 

La procura, che ha interrogato per oltre due ore la madre, ha aperto un fascicolo per sequestro di persona. La giovane peruviana ha confermato agli inquirenti un litigio. Tra lo zio di Kata e alcuni esponenti di un altro gruppo etnico. La sensazione è che alla base del possibile rapimento ci sia una sorta di resa dei conti. Una terribile vendetta. Per stabilire chi comanda in quell'inferno. Nell'ultimo mese sarebbero stati almeno due i feriti gravi condotti, nell'omertà più totale, all'ospedale di Careggi. Una dinamica perversa e folle, un tritacarne al centro del quale sarebbe finita una bimba sorridente e innocente.

 

La città si è stretta intorno alla comunità peruviana. Ma chiede, a gran voce che, una volta trovata Kata, debba esserci immediatamente lo sgombero. “La madre sulla base di una valutazione di buonsenso ha supposto che la sparizione della figlia potesse essere collegata a litigi dentro l'ex albergo. È una pista che stiamo seguendo ma non ci ha dato un nome o gli elementi su una persona su cui indagare come invece è sembrato” ha affermato durante una conferenza stampa il generale dei carabinieri di Firenze, Gabriele Vitagliano. Da alcuni minuti la comunità peruviana si è ritrovata al parco delle Cascine per manifestare la propria vicinanza alla famiglia di Kata. E per lanciare un appello. “Chi sa, parli”. 

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