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Migranti, Piantedosi tiene il punto in Consiglio Ue: "Riforma insufficiente"

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Si tratta fino all’ultimo a Lussemburgo per trovare un accordo sul Patto Ue Migrazione e Asilo. I ministri degli Interni dei 27 cercano la quadra per raggiungere un’intesa sul pacchetto di riforma del sistema e delle procedure di asilo. Dopo quasi tre anni di lavoro oggi il Consiglio Ue punta ad approvare la sua posizione negoziale su due regolamenti chiave del Patto, per poi avviare i negoziati con il Parlamento. Le nuove norme prevedono un meccanismo di solidarietà obbligatoria, che non significa ricollocamenti obbligatori, ma una quota di compensazione di 20mila euro a migrante da corrispondere in caso uno Stato non accetti i ricollocamenti. Vengono poi introdotte procedure più snelle per le richieste di asilo, i rimpatri e un tetto per le quote di accoglienza in ogni Stato. L’Italia ha assunto una posizione critica su diversi fronti.

 

«La posizione che intendiamo assumere oggi è sicuramente una posizione di responsabilità, ma di responsabilità che dobbiamo avere anche verso i cittadini italiani e verso anche tutti i cittadini europei ai quali non possiamo proporre una riforma che sarebbe destinata nei fatti a fallire», sono state le parole del ministro Matteo Piantedosi all’apertura del Consiglio. Per il titolare del Viminale «ci sono ancora molte cose da fare». Primo fra tutti il collegamento con i paesi terzi e la possibilità di rimandare indietro i migranti in paesi non definiti sicuri.

«Non abbiamo mai immaginato che si possa gestire il fenomeno migratorio con accordi con Paesi esterni all’Unione europea che potessero presentare problemi di rispetto delle regole basilari del diritto internazionale», ha rimarcato il ministro Matteo Piantedosi. «Però - ha continuato - vedo che tutt’ora sussiste un’affermazione di un principio di connessione che escluderebbe e quindi limiterebbe fortemente ogni azione in questo senso». Insomma, il governo di Roma apprezza i progressi che sono stati fatti per venire incontro alle richieste dell’Italia ma questo non è sufficiente. La Polonia ha criticato la scelta di far pagare 20mila euro per migrante non accolto tramite ricollocamento.

 

Una cifra «inaccettabile» per un governo che ha già accolto oltre un milione di ucraini. Varsavia, assieme al governo ungherese, chiedono che la questione sia trattata a livello di capi di Stati e di governo al Consiglio europeo del 29 e 30 giugno, dove vige la regola dell’unanimità. Nella sessione pomeridiana si sono espressi in maniera contraria rispetto all’ultima bozza del testo sette paesi - oltre all’Italia hanno dichiarato il loro voto la Polonia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, l’Austria, la Grecia e la Danimarca - mentre tre - Lituania, Bulgaria e Malta - si sono espressi per l’astensione. I numeri per approvare il testo ci sarebbero, perché la maggioranza qualificata, che richiede il voto favorevole di almeno il 55% degli Stati (15) che rappresentano il 65% della popolazione Ue, è garantita.

 

L’intenzione, tuttavia, è quella di portare a bordo più paesi possibile e un paese grande e della prima linea sulla questione come l’Italia. La ministra svedese, della presidenza di turno, ha affermato che c’è di fronte «tutta la notte». In mattinata aveva lanciato un appello accorato a non lasciarsi sfuggire questo momento, dopo anni di negoziati e tentativi falliti nella scorsa legislatura. «Oggi abbiamo l’opportunità di compiere un passo storico verso una migrazione sostenibile in Europa e verso la solidarietà. Il nostro dovere oggi è essere responsabili. Siamo così vicini e in realtà non ci sono scuse per non trovare un accordo oggi», ha affermato. Anche la commissaria agli Affari Interni, Ylva Johansson, ha invitato a non fermarsi agli ultimi cento metri perché con il Patto ne escono tutti vincitori. L’Italia invita a tenere alto il tema della dimensione esterna della migrazione, con gli accordi con i paesi di origine e transito, come la Tunisia. Domenica , intanto, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si recherà a Tunisi, assieme alla premier Meloni e al suo omologo olandese Rutte, per provare a stringere un ampio accordo con il presidente Saied. 

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