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Ucraina, la missione di Zelensky a Roma: Italia dalla parte giusta
Le bandiere dell'Ucraina per le vie di Roma. Al presidente ucraino Volodymyr Zelensky non è sfuggito questo dettaglio, in occasione della sua visita ufficiale nella Capitale, la prima dall'inizio della guerra. Un dettaglio, tra i tanti, che lo ha portato a ringraziare più volte l'Italia e gli italiani "per il sostegno alla nostra gente" durante gli incontri con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e a sottolineare come l'Italia sia "dalla parte giusta di questa guerra".
Per Zelensky la giornata romana è iniziata poco dopo le dieci quando l' Airbus A319 dell'Aeronautica Militare è atterrato all'aeroporto di Ciampino. Con indosso la sua ormai tradizionale felpa e i pantaloni mimetici, il presidente ucraino è stato accolto sulla pista da una delegazione che comprendeva, tra gli altri, il vicepremier Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri e Zelensky si sono intrattenuti brevemente, prima che il presidente ucraino salisse sul suv nero che lo ha portato, insieme ad un'ingente scorta, all'hotel vicino a Villa Borghese che lo ha ospitato per la tappa romana. "La visita del presidente Zelensky è un riconoscimento all'importanza dell'Italia nel sostegno all'Ucraina", ha commentato Tajani, in occasione dell'arrivo del leader ucraino, ribadendo il sostegno a Kiev "a 360 gradi".
Dopo una rapida sosta in hotel, Zelensky, sempre seguito da numerose macchine della scorta per le strade di una Roma 'blindata' per l'occasione, si è diretto al Quirinale, per il primo incontro ufficiale della giornata. Nel colloquio con il presidente Mattarella, Zelensky ha voluto sottolineare i "valori comuni" tra Italia e Ucraina, e ha dichiarato di voler "ringraziare ed abbracciare gli italiani uno per uno" per il loro sostegno. In un messaggio su Telegram, Zelensky ha poi scritto che "l'Italia era e è dalla parte giusta, dalla parte della verità in questa guerra", aggiungendo che "la vittoria dell'Ucraina è la vittoria della pace".
Argomenti ribaditi anche durante la conferenza congiunta con Meloni dopo l'incontro a Palazzo Chigi. Aprendo il suo intervento con un "Cara Giorgia", Zelensky ha rinnovato l'abbraccio virtuale agli italiani per gli aiuti al popolo ucraino. "Non dimenticheremo mai questo sostegno", ha dichiarato il presidente ucraino, che ha poi ringraziato Meloni per la visita a Kiev, sottolineando come sia stato un "segnale importante" e invitando politici e membri della società civile a "venire in Ucraina, per vedere con i propri occhi cosa sta succedendo, e cosa sta facendo Putin".
Zelensky ha affrontato anche il problema dei bambini ucraini presi dai russi o che si trovano nei territori occupati dalle forze di Mosca. "Sono almeno 200mila, e non conosciamo il loro destino", ha spiegato il presidente ucraino. L'incontro con Meloni è stato anche l'occasione per parlare dell'adesione di Kiev all'Unione europea e alla Nato, due 'passaggi' ritenuti fondamentali dall'Ucraina. Con Meloni, il presidente ucraino ha anche parlato di ricostruzione dopo la guerra, ringraziando nuovamente l'Italia per la conferenza dello scorso 26 aprile. "La ricostruzione sarà un'occasione per le imprese italiane e ucraine di lavorare insieme", ha aggiunto Zelensky.
Dopo una tappa al Vaticano per incontrare Papa Francesco, l'ultimo appuntamento romano per il leader ucraino è la puntata speciale di 'Porta a Porta', per l'occasione andata in onda dalla suggestiva terrazza del Vittoriano. Da lì Zelensky ha annunciato "passi importanti a breve" in quella controffensiva tanto attesa e che è, secondo lui, "l'unica via d'uscita" dal conflitto. "Con Putin non si può mediare", ha assicurato, dicendosi non disposto a parlare con il presidente russo e declinando l'offerta del Vaticano di lanciare una missione di pace. "Il piano di pace deve essere dell'Ucraina", ha precisato Zelensky, "rispetto Sua Santità, ma non abbiamo bisogno di un mediatore tra l'Ucraina e il suo aggressore". La Russia non è affidabile ed è guidata da Putin che il leader di Kiev definisce "un piccolo leader isolato che uccide gli ucraini e la sua gente per difendere la sua poltrona".