PRO VITA
Torino, flash mob di Pro vita con i bambolotti: "No all'utero in affitto"
Un tema che divide, che crea polemica, che spacca la politica in due fazioni distinte. E antitetiche. L'utero in affitto torno al centro della cronaca. “Mentre un manipolo di sindaci ribelli, con alcuni giornalisti, vip ed esponenti dell’associazionismo Lgbt, si sono dati appuntamento a Torino con l’evento La Città per i Diritti, per istigare a violare la legge con le trascrizioni anagrafiche per figli di coppie dello stesso sesso, spalancando così le porte all’utero in affitto, ma anche al matrimonio egualitario e alle adozioni per coppie dello stesso sesso, noi di Pro Vita & Famiglia abbiamo organizzato un presidio in piazza Castello, a pochi metri dalla loro assemblea, per difendere i diritti di donne e bambini”.
Parole che solleveranno certamente un vespaio di polemiche, quelle pronunciate questo pomeriggio da Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus e rese note dall'agenzia di stampa AdnKronos.
“Il nostro flash mob ha portato in piazza maschere dei sindaci arcobaleno, un maxi bandierone che ha ricoperto piazza Castello con il disegno della famiglia e carrelli della spesa con dentro soldi e bambolotti con un codice a barre. Perché questa è la conseguenza delle trascrizioni: aprire la strada all’utero in affitto, ovvero alla mercificazione del corpo delle donne, trattate come schiave, e dei bambini, considerati come prodotti da acquistare come in un supermercato. Le trascrizioni sono un ricatto politico a cui non vogliamo cedere, sono un condono sulla pelle dei bambini. Questi sindaci vorrebbero dare priorità ai capricci ideologici, a discapito dei veri diritti, quelli dei bambini”.
Le maschere dei sindaci sono quelle di Roberto Gualtieri (Roma), Beppe Sala (Milano), Gaetano Manfredi (Napoli), Stefano Lo Russo (Torino), Matteo Lepore (Bologna), Dario Nardella (Firenze) e Antonio Decaro (Bari). “Con la riunione di oggi – ha concluso Coghe – questi amministratori hanno abbracciato le istanze degli enti locali iscritti alle rete Re.a.dy, ovvero una realtà che propone le adozioni per coppie dello stesso sesso, appunto l’utero in affitto, ma anche la carriera alias e i progetti gender nelle scuole di tutta Italia”.