Museo
Parigi, chiude il Centro Pompidou: ora 262 milioni per i lavori di cinque anni
Il Centre Pompidou di Parigi, che ospita importanti collezioni di arte moderna e contemporanea, chiuderà per lavori alla fine del 2025 e riaprirà nel 2030. Le date sono state ufficializzate dalla ministra della Cultura francese, Rima Abdul Malak. Il budget previsto per la ristrutturazione complessiva dell’imponente ed avveniristico edificio, noto anche come Beaubourg, è di 262 milioni di euro. Inizialmente i lavori dovevano durare dal 2023 al 2027, cinquantenario dell’inaugurazione del Centre Pompidou, ma il nuovo presidente Laurent Le Bon ha ottenuto il rinvio di un anno per restare aperto durante i Giochi Olimpici del 2024 nella capitale francese. Il trasloco e la chiusura progressiva inizieranno nell’autunno del prossimo anno.
Il programma dei lavori e i principi fondamentali del nuovo progetto culturale, chiamato ‘Un movimento per il domani’, sono stati illustrati in una conferenza stampa dalla ministra Rima Abdul Malak. Gli architetti del Centre Pompidou, Renzo Piano (nato nel 1937) e Richard Rogers (1933-2021), entrambi poco più che trentenni quando disegnarono l’edificio, non avevano certo previsto che il contatore dei visitatori avrebbe segnato 300 milioni quarantacinque anni dopo. Né che la collezione di opere si sarebbe decuplicata. Cinque anni non saranno troppi per i lavori di ristrutturazione, vista la portata dell’opera. Non si tratta più di ‘rattoppare’, ha sottolineato Laurent Le Bon, ma di avviare “una vera e propria metamorfosi”. Dal punto di vista tecnico, si conoscono già i vincoli: eliminare l’amianto e rinnovare tutte le facciate, assicurare la sicurezza antincendio, garantire una migliore accessibilità per le persone a mobilità ridotta, e ora l’inevitabile obbligo di sottoscrivere l’ottimizzazione ecologica. Ma non ci sono i lavori edili in cantiere. Le ambizioni della sezione culturale sono altrettanto grandi: niente di meno che «reinventare» il Centre Pompidou, per ricollegarsi meglio all’«utopia originale».