Terremoto Napoli, l'esperto dell'Ingv: cosa sta succedendo ai Campi Flegrei
Il terremoto registrato nella zona dei Campi Flegrei, a ovest di Napoli, alle 4.28 del mattino ha spaventato la popolazione nonostante la magnitudo della scossa fosse relativamente bassa: 3.4. A far avvertire in maniera sensibile il sisma è stata la bassa profondità al suolo, di 3 chilometri. A spiegarlo è Mauro Antonio Di Vito, dell'osservatorio Vesuvio dell'Ingv, intervenuto lunedì 8 maggio ad Agorà su Rai3.
"Si tratta di terremoti di modesta magnitudo ma molto superficiali e particolarmente avvertiti dalla popolazione", spiega l'esperto. Sono numerosi i movimenti tellurici registrati negli ultimi mesi, in varie zone del centro-sud. Che collegamenti ci sono tra le varie scosse e zone sismiche? "Non possiamo prevedere se ci saranno altre scosse e di quale entità, ma questi terremoti sono l'indizio di una dinamica della crosta che poi determina movimenti che vanno dal'Etna al Tirreno all'Adriatico. C'è un movimento delle placche che determina questi terremoti. Una cosa diversa sono i terremoti dei Campi Flegrei" e in generale dei sismi legati alla dinamica di un "singolo vulcano", afferma Di Vito.
"Questo dei Campi Flegrei è indipendente dagli altri in quanto non in collegamento con gli altri eventi" registrati negli ultimi mesi dalle marche alla Calabria, dalla Sicilia all'Appennino, spiega l'esperto. I Campi Flegrei sono una "caldera", ovvero una struttura vulcanica originata dopo un'antica eruzione. La sismicità della costa flegrea pertanto è intrinsecamente collegata alla dinamica della caldera e cioè all’attività dell’area vulcanica.