no alla revisione

Strage di Erba, il procuratore di Como: prove certe contro Rosa e Olindo

La possibile riapertura del caso della strage di Erba provoca la reazione del procuratore di Como Massimo Astori, che respinge le accuse mosse al suo ufficio nel corso delle indagini. E critica duramente l'istanza di revisione del processo. "Senza giustificazione alcuna - scrive in un comunicato - a distanza di 16 anni, espressioni del pg contengono accuse di condotte abusive e illegittime se non di veri e propri reati a carico di magistrati della procura di Como".

 

Per Astori "la responsabilità di Rosa Bazzi e Olindo Romano è stata affermata nei tre gradi di giudizio. I giudici hanno espresso valutazioni ampiamente positive delle prove raccolte dalla pubblica accusa e hanno accolto integralmente nei tre gradi di giudizio le richieste dei rappresentanti dell’ufficio del Pm. La lettura delle corpose e approfondite sentenze che hanno motivato la condanna all’ergastolo di entrambi gli imputati, atto imprescindibile e doveroso per chiunque intenda formulare pubblicamente osservazioni, non lascia spazio a perplessità". Il procuratore ribadisce come nel corso delle tre fasi di giudizio "svolte nel pieno rispetto delle garanzie processuali e con la costante partecipazione della difesa", i giudici hanno più volte affermato la correttezza di magistrati e investigatori e che sono state raccolte "prove incontestabili" e non solo le confessioni.

 

Dal 2015 a oggi inoltre, secondo la procura di Como, ai tre gradi di giudizio e ai due giudizi incidentali  sono seguite numerose altre pronunce sulle istanze di nuovi indagini o di revisione del processo, tutte respinte. Stupisce, inoltre, "che la proposta di revisione, frutto dell’iniziativa individuale di un sostituto procuratore generale della Procura generale presso la Corte D’Appello di Milano sia stata rapidamente ed integralmente divulgata prima della sua trasmissione all’Autorità competente". Astori contesta poi espressioni del Pg come l'’"uso pesante di fonti di prova come grimaldelli per convincere i fermati a confessare" e "manipolazioni da parte dei Carabinieri". Espressioni che richiamano ad "accuse di condotte abusive e illegittime, se non veri e propri reati, a carico di magistrati, senza giustificazione alcuna". La procura di Como infine annuncia che tutelerà "nelle sedi e con le forme opportune, l’immagine dell’ufficio, a difesa dei singoli magistrati e della loro correttezza professionale".