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Barbara Capovani, fermato l'aggressore della psichiatra di Pisa: cosa aveva scritto sui social
Si chiama Gianluca Paul Seung l'uomo che ha aggredito venerdì pomeriggio la psichiatra Barbara Capovani davanti all'ospedale Santa Chiara di Pisa. Il 35enne italiano, residente a Torre del Lago (in provincia di Lucca), era un suo paziente e adesso si trova in stato di fermo. Per la dottoressa, che ha subito un intervento chirurgico dopo essere stata colpita più volte con un oggetto appuntito alla testa, forse da una spranga, è stato avviato l'iter per la morte cerebrale.
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Il rancore, covato a lungo, e a volte fatto emergere con dei post sui social media. Ci sarebbe questo, secondo gli investigatori, all’origine dell’aggressione a Capovani, 55 anni, responsabile del Sdpc ((Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) dell’ospedale Santa Chiara di Pisa, colpita al cranio con una spranga o un bastone nel tardo pomeriggio di venerdì scorso, all’uscita dal lavoro, mentre era china sulla propria bicicletta per rimuovere il lucchetto, e lasciata a terra agonizzante. A meno di 48 ore dall’aggressione, alle 4 di questa mattina gli uomini della squadra mobile di Pisa hanno sottoposto a fermo d’indiziato di delitto, con le accuse di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e lesioni gravissime nei confronti di un esercente professioni sanitarie, un uomo di 35 anni: si tratta di Gianluca Paul Seung, residente a Torre del Lago, frazione del comune di Viareggio (Lucca), che nel 2019, secondo quanto emerso dagli approfondimenti investigativi, era stato in cura proprio presso l’Spdc del Santa Chiara. In quell’occasione avrebbe iniziato a provare quel rancore per la responsabile del reparto deflagrato con violenza venerdì pomeriggio.
Seung, che sui social si definiva uno sciamano, era già noto alle forze di polizia: in passato aveva accumulato fogli di via dalle provincie di Lucca, di Prato e di recente anche di Pisa per comportamenti molesti; nel febbraio 2022 era stato arrestato per aver spruzzato dello spray urticante al peperoncino negli occhi di un vigilante all’ingresso del tribunale di Lucca dove era stato convocato per un processo per interruzione di pubblico servizio. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della squadra mobile, coordinati nell’indagine dal procuratore di Pisa Giovanni Porpora e dal sostituto procuratore Lydia Pagnini, il 35enne avrebbe tentato l’agguato già dal giorno prima della brutale aggressione, presentandosi presso il reparto dove lavorava la vittima, vestito con abiti scuri, coperto in parte da cappello e mascherina chirurgica con in spalla uno zaino, ma sarebbe andato via perché la dottoressa Capovani non era presente nella struttura. Il 21 aprile, giorno dell’aggressione, il presunto autore si è presentato nuovamente in reparto riuscendo a compiere il proprio intento criminale.