Nuove prove
Strage Erba, il pg su Olindo e Rosa: “Innocenti, prove e scienza sgretolano condanna”
Il processo su Olindo Romano e Rosa Bazzi va rivisto. La richiesta di revisione del procedimento giudiziario sulla strage di Erba è arrivata dal pg di Milano Cuno Tarfusser, che giustifica così le sue mosse: “Il contesto in cui le tre prove, riconoscimento da parte del testimone oculare Mario Frigerio e macchia di sangue trovata sul battitacco dell’auto di Olindo Romano, prima e le confessioni (di Olindo e della moglie Rosa Bazzi), successivamente, sono maturate è un contesto che definire ‘malato’ è fare esercizio di eufemismo. Si tratta di considerazioni e di osservazioni che, se approfondite e valutate, avrebbero già sin dal giudizio di primo grado potuto portare ad un diverso esito processuale, ma che oggi probabilmente da sole non avrebbero la forza necessaria per infrangere il giudicato. Esse però sono in grado di tracciare un netto punto di partenza, la base, su cui si innestano gli accertamenti tecnico-scientifici che attraverso tecniche e metodologie nuove e più sofisticate valutate unitamente agli elementi già in atti, valutati e non valutati, dimostrano che gli imputati devono essere prosciolti”.
Nel documento di 58 pagine si legge ancora che i due sono innocenti e non colpevoli per la morte di Raffaella Castagna, del figlio Youssef Marzouk di soli 2 anni, della nonna del piccolo Paola Galli e di una vicina di casa Valeria Cherubini: “È una richiesta in tutta coscienza, per amore di verità e di giustizia e per l’insopportabilità del pensiero che due persone, probabilmente vittime di errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo. Moltissimi erano gli elementi che sin dal giudizio di primo grado sarebbero stati idonei, se solo valutati dai giudici, a giudicare inattendibile la prova del ‘riconoscimento’, fortemente dubbia la prova della ‘macchia di sangue’ e indotte, con modalità che definire poco ortodosse è fare esercizio di eufemismo, le ‘confessioni’, trattate invece alla stregua di prove regine. Oggi, a distanza di oltre 17 anni, la scienza, se auspicabilmente ammessa a farlo nel giudizio rescissorio, è fortunatamente in grado di fornire da sola, ma soprattutto in unione alle numerose criticità in atti e non in atti, comunque mai valutati, quelle certezze scientifiche idonee a fare sgretolare i tre pilastri probatori su cui - il riassunto del documento consultato dall’Adnkronos - fondano la condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi”.