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Migranti, proiezione-incubo per l'estate: oltre 50mila sbarchi al mese

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Christian Campigli
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Un'emergenza senza precedenti. Un Paese, il nostro, lasciato solo al suo destino. Nell'indifferenza dell'Unione Europea, pronta a spendersi in belle parole di circostanza, ma non ad attuare un piano che consideri i confini italiani come delimitazioni continentali. Non si fermano gli sbarchi di migranti sulle coste italiane. Il governo ha proclamato ieri lo stato d'emergenza su tutto il territorio nazionale a seguito dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo. Lo stato di emergenza, sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, avrà la durata di sei mesi. Una realtà, che solo ad un occhio poco attento può apparire eccessiva. Come spesso succede quando si analizzano fenomeni sociali di questa portata, i numeri sono uno strumento eccellente per dirimere polemiche e arrivare al cuore stesso della questione.

 

Negli ultimi tre giorni, sabato, domenica di Pasqua e lunedì dell'Angelo sono state salvate oltre tremila persone in diverse operazioni al largo delle coste di Sicilia e Calabria. Sono in tutto 108 gli immigrati, tra i quali donne e bambini, fatti sbarcare nella sola giornata di ieri al porto di Catania. Erano a bordo della nave Peluso della guardia costiera dopo l'intervento di salvataggio avvenuto due giorni fa, a cento miglia delle coste siciliane. La nave subito dopo l'arrivo in porto e lo sbarco ha ripreso il largo per effettuare le operazioni di traino del peschereccio con i rimanenti settecento migranti, il cui arrivo a Catania è previsto per questa notte. La Regione e la Protezione civile regionale hanno già organizzato l'allestimento di due tendostrutture nell’ex hub vaccinale di via Forcile, a San Giuseppe La Rena, per favorire l'accoglienza e la sistemazione temporanea dei migranti. Ma per rendersi conto della portata epocale degli arrivi di questi primi quattro mesi dell'anno, è necessario studiare con attenzione i dati ufficiali consultabili sul sito del Viminale. Una volta aperto il cosiddetto cruscotto statistico, si può infatti scoprire che, dal 1 gennaio ad oggi, sono già 31292 i cittadini stranieri provenienti in prevalenza da Libia e Tunisia giunti in Italia. Una cifra sconvolgente, soprattutto se paragonata a quella del 2022 e del 2021.

 

Appena dodici mesi fa, la statistica recitava un numero di gran lunga inferiore: 7928. Una cifra coerente con quella del 2021, quando i migranti giunti in Sicilia come in Calabria, in Puglia e in Sardegna furono 8505. Una condizione, quella attuale, figlia di uno scenario internazionale diverso, al centro del quale l'instabilità politica di Libia e, soprattutto, Tunisia recita un ruolo centrale.

I dati diffusi del Ministero degli Interni sono significativi anche per un altro aspetto. Se possibile, ancora più importante. Basta sfogliare le statistiche degli ultimi quattro, cinque anni per accorgersi che, da maggio a settembre, i numeri degli arrivi medi mensili crescono di almeno quattro, cinque volte. Per intenderci, se è vero che a marzo 2023 sono approdati in Italia 13216 uomini e donne provenienti dal Marocco, all'Afghanistan o dalla Costa d'Avorio, è verosimile che, in primavera ed in estate, questo numero possa superare i 52000 sbarchi. Al mese. Un'eventualità concreta che, il nostro Paese, non si può permettere, economicamente e socialmente, di sostenere. Con simili cifre, il computo finale del 2023 potrebbe superare i 250 mila sbarchi annui. Il tutto, è bene ricordarlo, nell'indifferenza più totale dell'Unione Europea. Pronta a bacchettare l'Italia se propone leggi più stringenti contro le Ong. Ma totalmente indifferente quando il nostro governo auspica ricollocamenti in altre nazioni del Vecchio Continente. Una realtà drammatica, che potrà trovare la sua naturale conclusione solo il giorno in cui Bruxelles capirà che Lampedusa non è solo il lembo più estremo dell'Italia. Ma dell'intera Europa.

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