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Liceo Michelangiolo, sorella di uno dei ragazzi minacciata di morte a Firenze

Christian Campigli
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Due pesi e due misure. Perché ciò che vale per loro, non vale per gli altri. Per i nemici, per i “fascisti”. L'ennesima dimostrazione di questo atteggiamento, tipico dei progressisti nostrani, giunge da Firenze. Lo scorso 23 febbraio il nostro quotidiano, in esclusiva, aveva raccontato il dramma di due genitori costretti a far cambiare scuola al proprio figlio, perché minacciato di morte. Il minorenne era uno degli adolescenti di Azione Studentesca coinvolti nella rissa di fronte al liceo classico Michelangiolo. Una violenta scazzottata tra gli esponenti del giovanile di FdI e i ragazzi dei Collettivi di Sinistra. Unepisodio che aveva sollevato un vespaio infinito di polemiche, bollato a sinistra come la “dimostrazione che vi è un effettivo pericolo del ritorno del fascismo nel nostro Paese”. Era stata persino organizzata una manifestazione, durante la quale, per la prima volta, Elly Schlein e Giuseppe Conte avevano sfilato insieme. Sancendo, de facto, la volontà di creare un'alleanza stabile nella rive gauche della politica italiana.

 

 

 

Oggi è emerso un ulteriore dettaglio in quella vicenda. Le minacce non sono state riservate solo all'iscritto di Azione Studentesca ma anche alla sorella. Una ragazza, di appena 16 anni che non ha mai avuto alcun interesse per la politica. Sia a destra come a sinistra. Colpevole però di essere una parente “del fascista”. I genitori, due professionisti che risiedono in una delle più belle frazioni collinari della città, letteralmente terrorizzati dalle conseguenze, pratiche e psicologiche, hanno ovviamente spostato sia il figlio maschio che la ragazza. Un costo, in termini economici, non di poco conto. Ma soprattutto un disagio evidente. Libri nuovi, professori diversi, programmi solo sulla carta identici. Un'autentica vergogna, per la quale la sinistra nostrana non è scesa in piazza, non ha urlato ai quattro venti, non ha chiesto “punizioni esemplari”. È rimasta in silenzio. Perché passano gli anni, cambiano i segretari, ma, sotto sotto, la mentalità resta sempre la stessa. Ovvero che picchiare un fascista (o un presunto tale) non è reato.

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