trattative di pace

Guerra in Ucraina, la promessa di Papa Francesco: voglio andare a Kiev e Mosca

«Voglio andare a Kiev ma a condizione di andare anche a Mosca. Vado in entrambi i posti o in nessuno dei due». Sono questi i presupposti con cui Papa Francesco offrirebbe il suo contributo nel difficile tentativo di portare al tavolo dei negoziati Russia e Ucraina. Il Pontefice lo precisa in un’intervista al giornale argentino La Nacion, in cui commenta anche la possibilità che quel tavolo dei negoziati venga offerto proprio dal Vaticano. Bergoglio definisce come «plausibile un incontro dei delegati mondiali su questo», scenario a cui starebbe lavorando anche un gruppo israeliano.

 

 

 

Papa Francesco è anche il destinatario dell’appello lanciato dal patriarca di Mosca Kirill, rivolto anche al Segretario generale dell’Onu Guterres, per chiedere che venga impedita l’espulsione dal monastero delle Grotte di Kiev dei monaci della Chiesa ortodossa ucraina vicina al patriarcato di Mosca. Intanto, a Bakhmut, il gruppo Wagner continua ad avanzare. Stando alle parole del suo fondatore, Yevgeny Prigozhin, poco più di un chilometro separa i mercenari filorussi dal centro amministrativo della città. Il loro assalto, secondo l’intelligence britannica, è però ostacolato dalla posizione dell’esercito ucraino che può sparare ai soldati russi rimanendo protetto in edifici fortificati che si trovano a ovest del centro di Bakhmut. Quell’area è così diventata un vero e proprio «tiro al bersaglio» sui soldati di Mosca. Prigozhin ipotizza anche una controffensiva ucraina a nord ma non la teme finché «i fianchi del battaglione saranno coperti».

Zelensky nel frattempo sta prendendo in esame la possibilità di cambiare il nome della Russia in "Moscovia" dopo che una petizione online sul tema ha raccolto oltre 25mila firme. Si chiede di ritornare a utilizzare quello che viene definito come «il nome storico della Russia», visto che si chiama così solo dalla nascita dell’impero russo nel 1721 con lo zar Pietro I. Zelensky ha promesso di approfondire la questione, mentre da Mosca arriva repentina una reazione: «Ecco un’altra prova di un tentativo di creare "un’anti-Russia"», è il commento della portavoce del ministero degli Esteri, Zakharova.