Emergenza migranti, la verità della Guardia Costiera: nessuna richiesta d'aiuto
Sale a 66 il bilancio delle vittime, di cui 15 minori, del naufragio a Steccato di Cutro nel Crotonese. Come riporta LaPresse, i corpi dei migranti morti nella tragedia vengono portati nel Palazzetto dello Sport di Crotone per le identificazioni. I sopravvissuti sentiti a sommarie informazioni dalla Procura guidata da Giuseppe Capoccia che ha aperto un fascicolo per omicidio e disastro colposo e favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Tre i presunti "scafisti" su cui indaga la task force congiunta di squadra mobile della Polizia di stato, Carabinieri e sezione operativa navale della Guardia di Finanza di Crotone. Hanno confermato l’individuazione e il fermo degli uomini che hanno condotto il barcone dalla Turchia in Italia in condizioni meteo-marine di pericolo, partendo il 22 di febbraio da Izmir: si tratterebbe di un cittadino turco e due pakistani, di cui un minorenne, che avrebbero chiesto per il viaggio 8mila euro a testa ai profughi. Almeno uno di loro deve ancora parlare con l’avvocato d’ufficio perché ha il Covid e vedrà rinviata l’udienza di convalida dell’arresto. I superstiti si trovano al Cara di Crotone e, da quanto apprende LaPresse, solo 4-5 di loro, pakistani, hanno presentato domanda di asilo. Chi ha perso familiari nella strage non pare intenzionato a voler rimanere in Italia ma proseguire il proprio viaggio verso altri Paesi d’Europa. L’area è sorvegliata e vi possono accedere solo gli operatori umanitari dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Onu e della Ong Save The Children. L’inchiesta della magistratura sull’ennesima tragedia dei migranti potrebbe voler approfondire il ruolo dei soccorsi e la catena di comando.
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Se necessario «non mi sottrarrò» alle indagini, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, relazionando in Senato. «Non ho alcun motivo per credere a errori o sottovalutazioni perché so come operano i nostri soccorritori». La Guardia costiera ha ricostruito le informazioni in suo possesso dal 25 febbraio, quando l’imbarcazione in legno a fondo piatto - definita "anomala" dagli investigatori calabresi rispetto al fenomeno noto degli "sbarchi fantasma" sulle coste ioniche - è stata avvistata per la prima volta da Frontex. «Navigava regolarmente» in condizioni di «galleggiabilità» e con «solo una persona visibile sulla coperta della nave». Telefonate di soccorso? «Nessuna dai migranti», riferisce il Comando generale delle Capitanerie di Porto, fino alle 4.30 del mattino quando sono giunte «segnalazioni telefoniche da soggetti a terra» che ora andranno identificati. A bordo della nave affondata i telefoni sarebbero stati sequestrati dagli scafisti. È il racconto reso da alcuni testimoni sopravvissuti che, in stato di shock, hanno parlato con gli inquirenti. Testimonianze «strazianti» e «penose» afferma un avvocato del Foro di Crotone in turno per le difese d’ufficio a cui è stata assegnata l’assistenza di un cittadino siriano che, nel naufragio, ha perso un nipote di 7 anni e salvato il fratello. La madre deve essere avvisata in Siria. «Si colpevolizza per non essere stato in grado di salvarlo e non sa come raccontarlo alla donna».