Il diktat dell'Ue sulle case green ci costerebbe mille miliardi
Il ministro Pichetto Fratin prevede cifre folli se l'Italia si uniformasse alla direttiva europea
Gilberto Pichetto Fratin lo va ripetendo da giorni: «L’Italia è diversa». Pur condividendo l’obiettivo alla base della direttiva europea sull’efficientamento energetico, chiamata anche «case green», il ministro dell’Ambiente sottolinea con forza la necessità di un percorso graduale, compatibile con la realtà del nostro Paese. Perché la maggior parte degli edifici di proprietà sono attualmente in classe G, e raggiungere la E entro il 2030 e la D entro il 2033 è un traguardo chiaramente fuori portata. Chi coprirebbe i costi di un’operazione del genere? Pichetto Fratin lo spiega in modo semplice: «Con tutta l’operazione del superbonus 110% abbiamo messo 70 miliardi. È stato un intervento di efficientamento su 360-370 mila edifici. Un calcolo, anche molto prudente, sul passaggio di 2 classi energetiche investirebbe dai 3 ai 4 milioni di edifici. Quanto servirebbe? Da 700 a 1.000 miliardi. E chi lo farebbe in un paese dove l’85% sono proprietari?».
«Perché - ricorda il ministro questo è stato il modo di risparmio delle famiglie più umili». Come ha spiegato nei giorni scorsi il ministro, l’Italia è diversada molti altri partner europei, perché le case sono più vecchie. Secondo le stime Enea, il 74% delle abitazioni, pari a circa 11 milioni, sarebbe in classe energetica inferiore alla D. Solo questo dato fa capire lo sforzo economico ciclopico da mettere in campo per adeguarsi alla normativa che Commissione e Parlamento europeo vogliono imporre agli Stati membri. E. Per fare il salto di classe è necessario abbassare i consumi energetici di circa il 25%: riduzione che si ottiene solo con interventi come il cappotto termico, la sostituzione degli infissi o della vecchia caldaia con una nuova a condensazione. Spese sicuramente elevate che la maggior parte degli italiani non possono permettersi. I diktat dell’Unione europea in tema di sostenibilità energetica non si fermano alla casa.
L’altro versante dello scontro dialettico con alcuni governi, come quello italiano, riguarda i veicoli. In questo caso, la Ue vuole imporre il divieto di vendita di auto a benzina e diesel dal 2035. Come ha spiegato recentemente in Senato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, «se questa Commissione non accoglierà le nostre visioni io credo che i dossier asseranno p alla prossima Commissione, quella che nascerà nel 2024, in un clima del tutto diverso, e al Parlamento che nascerà dopo il voto dei cittadini». È d’accordo Pichetto Fratin: «Nessuno mette in dubbio l’auto elettrica, è un obiettivo da raggiungere anche se non completamente elettrica, perché ci sono dei motori endotermici che possono usare biocarburanti, biometano, che possono funzionare. L’accompagnamento deve essere appaiato al fatto che l’industria deve avere un prezzo possibile a favore della collettività. Oggi l’auto elettrica è fatta solo per i ricchi, noi abbiamo un parco auto di 40 milioni di auto, abbiamo ancora 2 milioni di auto Euro 1-Euro 2, pensare di sostituirle con l’elettrico è inimmaginabile in questo momento, è un percorso da fare ma bisogna essere meno ideologizzati e più razionali ed equilibrati».