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Gli anarchici alzano il tiro: nuova chiamata alla rivolta contro il 41 bis

Francesca Musacchio
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Da una cella di 41 bis un anarchico fa tremare uno Stato. Il giorno dopo la manifestazione a Roma, gli anarchici interpretano così quanto sta accadendo a seguito dello sciopero della fame che Alfredo Cospito sta portando avanti da ottobre scorso contro il 41 bis a cui è sottoposto. Nella visione dura e pura, e anche un po’ sognatrice, degli anarchici, il primo di loro finito al 41 bis è una bandiera, un eroe da seguire perché «è lì non per i reati a lui contestati, ma per la pericolosità delle sue idee e dei suoi legami con anarchiche e anarchici che continuano a lottare fuori dal carcere. Viene punita, isolata e condannata a morte la sua identità di anarchico, non un fatto specifico a lui contestato». E nel volantino diffuso sui siti d’area e distribuito a Bologna venerdì, durante quello che è stato definito «presidio/corteo», ma ieri pubblicato diffuso online, gli anarchici rispondono anche al presidente del Consiglio: «E la premier Meloni, il cui governo è stato messo all’angolo da un anarchico in 41 bis, si affretta a dire che il governo non tratterà con chi compie azioni violente. Ora, da che mondo e mondo, gli anarchici non trattano con lo Stato. Ne rifiutano le logiche di potere, di sfruttamento, di ingiustizia, di violenza e lo combattono. E non trattano nemmeno con la mafia, che del potere è l’altra faccia della medaglia. Semmai, e la storia di questo paese ne è la diretta testimone, è lo Stato che ha trattato e tratta con la mafia».

 

 

Nessun passo indietro, dunque, la lotta contro lo Stato e il 41 bis continua affinché quel regime carcerario venga revocato a tutti i 749 detenuti attualmente sottoposti. E non importa se tra loro vi siano boss mafiosi. E alla fine del documento viene rilanciata la sfida alla Stato che «è uno solo. Noi siamo tanti/e e imprevedibili». E mentre sul web viaggiano minacce e rivendicazioni che rimbalzano da un sito d’area all’altro, ieri pomeriggio uno scarno gruppetto di anarchici (circa 25 persone) si è riunito davanti al carcere Beccaria di Milano per il presidio in solidarietà di Alfredo Cospito e contro il 41 bis. I manifestanti hanno cercato di attirare l’attenzione dei detenuti lanciando petardi, ma i reclusi sono stati spostati in un’altra area per non rispondere al saluto.

 

 

Nel frattempo, a Roma, i tre fermati durante i disordini di sabato pomeriggio, sono stati denunciati con l’accusa di violenza, resistenza aggravata a pubblico ufficiale e travisamento in occasione delle manifestazioni. All’interno del corteo, in posizione centrale, erano ben visibili alcuni incappucciati che, appena partita la marcia, hanno intonato cori in un’altra lingua. Poi, appena imboccata via Prenestina, alcuni di loro si sono staccati dal corteo. In seguito sono iniziate le tensioni e gli atti di vandalismo. Nonostante il numero esiguo di anarchici sull’intero territorio nazionale (secondo alcune stime sarebbe in tutto 200, ma è difficile stabilirlo non avendo gli anarchici, per loro stessa natura, una organizzazione verticistica), le azioni portate avanti possono rappresentare un rischio. Secondo Enzo Letizia, segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, «la recrudescenza delle tensioni nelle piazze ed il diffondersi di azioni intimidatorie realizzate in Italia ed all’estero contro obiettivi ritenuti simbolo dell’autorità statale, sono il terreno fertile da cui possono generarsi cellule eversive, che potrebbero essere armate da ambienti mafiosi, visto che la mobilitazione anarchica si salda con la volontà del crimine organizzato di abolire il carcere duro previsto dal 41 bis».

 

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