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Cospito, bombe carta e lancio di sassi ma la polizia disinnesca gli anarchici

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Alessio Buzzelli e Francesca Musacchio
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Tafferugli, qualche bomba carta e vandalismo vario. Questo ciò che resta dopo la manifestazione degli anarchici in solidarietà per Alfredo Cospito e contro il 41 bis andata in scena ieri pomeriggio a Roma. Il corteo, radunatosi alla rinfusa a piazza Vittorio, inizialmente partito con circa 500 manifestanti, è arrivato a largo Preneste praticamente dimezzato.

Lungo il percorso, però, non sono mancati momenti di tensione, soprattutto una volta oltrepassata via di Porta Maggiore e imboccata via Prenestina. All’altezza del quartiere Pigneto, infatti, alcuni manifestanti, dopo aver suonato la carica lanciando bombe carta, hanno distrutto una pensilina della fermata del tram, incendiato una centralina elettrica e infranto i vetri di un’automobile parcheggiata. Da quel momento in poi il clima della manifestazione è radicalmente cambiato: lanci di bottiglie, sassi e petardi contro le forze dell’ordine hanno caratterizzato la marcia fino alla sua conclusione. Oltre alla polizia, i giornalisti presenti sono stati uno degli obiettivi più bersagliati dal corteo, dal quale ripetutamente sono stati lanciati cori ingiuriosi nei loro confronti, al grido di «sciacalli» e «infami». Un giornalista è stato anche spintonato, reo, secondo gli anarchici, di essersi avvicinato troppo a loro. Quelli sono stati momenti ad altissima tensione, al punto che i negozianti in via Prenestina, che non si aspettavano il passaggio del corteo, hanno iniziato ad abbassare le saracinesche e a barricarsi all’interno. Il corteo è proseguito fino a Largo Preneste, dove un imponente dispositivo di sicurezza ha impedito ai manifestanti di proseguire.

Durante i tafferugli tre persone sono state fermate e portate in questura. Per questo motivo, il corteo si è fermato per oltre mezz’ora prima di sciogliersi, in attesa di avere notizie certe sui «compagni fermati». «Vogliamo che li rilascino subito», hanno urlato al microfono prima di dichiarare l’intenzione di recarsi in Questura a via Genova. Si è conclusa così una manifestazione che alla vigilia era stata presentata come più partecipata di quanto effettivamente poi sia stata: una partecipazione tanto modesta da spingere i manifestanti a invitare i cittadini ad unirsi a loro in corteo: «Scendi giù, scendi giù. Manifesta pure tu!». Cittadini che però non hanno risposto positivamente all’invito estemporaneo. Nonostante questo, un intero quadrante della città - quello che va dall’Esquilino fino al quartiere Prenestino - è rimasto paralizzato per oltre cinque ore, causando enormi disagi al traffico, tra auto bloccate in coda e mezzi pubblici sospesi. Come ampiamente previsto, il leitmotiv della manifestazione è stato, oltre alla solidarietà ad Alfredo Cospito- reiterata senza posa attraverso il coro «fuori Alfredo dal 41bis» -, la richiesta di abolizione totale e per «tutti e tutte» del carcere duro. Ma l’abolizione del 41 bis non è stato l’unico tema trattato negli interventi di alcuni manifestanti.

Tra gli obiettivi polemici sono finiti anche il premier, Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ai quali sono state rivolte parole forti: «Abbiamo un presidente della Repubblica in odore di mafia», ha detto un militante al microfono aggiungendo poi «e abbiamo anche un primo ministro dalla cui famiglia politica sono usciti gli assassini di piazza Fontana». 

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