I benzinai confermano lo sciopero del 25 e 26 gennaio. Appello a vuoto di Urso
Prosegue la tensione tra governo e benzinai sul prezzo della benzina, con lo sciopero di 48 ore del 25 e 26 gennaio che ormai appare difficile da revocare. L’appello lanciato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso affinchè i gestori delle stazioni di servizio tornino sui loro passi revocando la mobilitazione non ha trovato sponde. Anzi, si è riaperto subito il fronte delle polemiche. «Mi appello alle associazioni di categoria perchè revochino questo sciopero che danneggia gli utenti, diverse di loro lo hanno già fatto. Il tavolo al ministero andrà comunque avanti fino alla riforma del settore che i gestori sono i primi a chiedere», spiega Urso. Il ministro sottolinea che «la trasparenza servirà anche e soprattutto ai benzinai per far emergere quello che anche loro denunciano, quelle zone d’ombra di possibili speculazioni sul prezzo».
Qual è il prezzo della benzina: i costi schizzano, cosa succede
Il rialzo dei prezzi della benzina, partito a Capodanno con la fine dello sconto sulle accise introdotto a marzo dello scorso anno dal governo di Mario Draghi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, resta una nodo da sciogliere.
Con il costo alla pompa che è arrivato attorno ai 2 euro in città e fino ai 2,5 in autostrada. Ma al momento non sono in programma nuovi sconti sulle accise. «Abbiamo fatto una scelta ben precisa, la riduzione delle accise fatta dal governo Draghi, in un momento straordinario allo scoppio della guerra, secondo degli studi ha prodotto dei benefici soprattutto per i più abbienti», ricorda il ministro. Urso rivendica: «Noi abbiamo deciso di destinare i circa 10 miliardi di euro che sarebbe costata la proroga a provvedimenti nella manovra destinati alle famiglie con i redditi più bassi. Nei momenti di crisi si aiutano i più deboli».
La replica delle associazioni non si è fatta attendere. «Le parole del ministro Urso sono l’ennesima dimostrazione della confusione in cui si muove il Governo in questa vicenda. Il Governo continua a chiedere trasparenza e noi l’abbiamo offerta in tutti i modi. Quello che non ci si può chiedere è di autorizzare nuovi adempimenti e nuove sanzioni a carico dei gestori», commentano i presidenti di Faib, Fegica e Figisc/Anisa. Le organizzazioni di categoria fanno presete di aver «sempre sostenuto» la necessità di un «confronto aperto fino all’ultimo minuto utile prima dello sciopero che era e rimane confermato». Poi incalzano: «Le dichiarazioni del ministro Urso rischiano seriamente di chiudere ogni residua possibilità di concludere positivamente la vertenza in atto. Intervenga Palazzo Chigi e dia un segnale sull’intera vertenza».
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Il governo nei giorni scorsi ha aperto a delle modifiche al decreto sulla trasparenza dei costi del carburante: prezzo medio regionale da esporre su un cartello da aggiornare con cadenza settimanale e non più mensile e multe per le violazioni ridotte dal massimo di 6mila euro fissato nel testo ad 800 euro. Prevista anche la creazione di una App del Mimit dove poter consultare il prezzo medio e quello praticato dai distributori all’interno di un perimetro selezionato. Ma gli esercenti chiedono altro. Le associazioni dei benzinai domandano che il prezzo medio venga comunicato via web per togliere l’effetto mediatico del dito puntato contro la categoria - e non tramite un cartello da esporre nei distributori. Più in generale gli esercenti chiedono un riordino complessivo del settore, che conta circa 22mila stazioni di servizio. In assenza di un difficile accordo in extremis, la serrata scatterà alle 19 di domani e terminerà alla stessa ora del 26, la chiusura riguarderà anche i distributori self service. Rimaranno aperte solo alcune stazioni di servizio, scelte su base provinciale, in modo da poter garantire i sevizi minimi.