Dino Baggio e le dichiarazioni sul doping: "Ho paura". Qual è la verità
Un muro di gomma. Un tema del quale nessuno vuol parlare. Per omertà, ma soprattutto per paura. Di essere additato come “il bombolone”, lo scorretto, quello che ha vinto solo grazie all'aiutino. Il doping torna prepotentemente di attualità grazie a Dino Baggio, ex campione di Juventus e Parma, che ha avuto il coraggio di porre l'accento sugli “integratori” somministrati durante la sua attività agonistica. “Investigare sulle sostanze che prendevamo. Il doping c'è sempre stato. Ho paura anch'io, sta succedendo a troppi calciatori”.
Il riferimento finale è, chiaramente, alla morte di Gianluca Vialli. La realtà, sulla quale tutti fanno orecchie da mercante, è che basta entrare in una comune palestra a Firenze come a Roma, a Milano come a Catania per comprare il necessario per aumentare di massa muscolare, diventare più veloce o percepire meno la fatica. Discorso analogo si può fare per numerose società sportive dilettantistiche. Tutti sanno, nessuno fa nulla.
Il vero dramma di questa vicenda non è tanto legato agli adulti, consapevoli (forse) dei danni enormi a fegato, sistema riproduttivo e reni. Ma ai minorenni, accecati dal mito del campione ricco, bello e amato da tutti. Dove si acquistano gli steroidi? Nelle farmacie italiane è praticamente impossibile. Tanti e rigidi i controlli. Tre le strade percorribili: farsi seguire da un medico passato al lato oscuro della forza (che quindi ci farà avere una comune ricetta), il mercato parallelo, raggiungibile attraverso il dark web o il mercato cinese (basta farsi un giro a Prato per rendersene conto). Va detto che, quantomeno, “le bombe” acquistate in farmacia, con regolare ricetta, sono controllate. Le altre rischiano di far il doppio dei danni. Non è un caso che, negli ultimi dieci anni, il numero di morti, in special modo nel ciclismo e nel body building siano triplicati.
I nomi più diffusi di steroidi sono Dianabol, Anavar, Trembolone, Winstrol, Anadrol e Clembuterol. Su Patreon, un sito che offre contenuti video a pagamento, sono centinaia gli atleti che spiegano dosaggi e siti del dark web (la parte della rete alla quale si accede solo tramite specifici software, che consentono agli utenti la navigazione anonima e nella quale si possono trovare droga, armi, persino affittare dei killer per uccidere qualcuno) dove poter comprare gli iniettabili. Una follia sulla quale il silenzio e l'omertà dello sport professionistico rischia di travolgere i più deboli ed i più giovani.