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Benzinai, sciopero confermato. Oggi ultima mediazione con il governo

Tommaso Carta
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Si accende il faro dell'Antitrust sui carburanti che, con l'avvio delle procedure, cerca di fare luce - grazie anche al contributo della Guardia di Finanza - sui «prezzi irregolari» di cinque compagnie. Intanto, ai gestori dei distributori di benzina e diesel, che confermano per ora lo sciopero del 25 e 26 gennaio, il decreto non piace: rivolgono un appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni affinché il governo in modo omogeneo si assuma la responsabilità di guardare alle difficoltà del settore e soprattutto, nell'immediato, per mettere un punto allo «scaricabarile» sul caro-carburanti. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato - con il Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza - ha avviato istruttorie con ispezioni nei confronti di Eni, Esso, Ip, Q8, Tamoil sui prezzi dei carburanti. Secondo l'Autorità «le irregolarità riscontrate riguardano l'applicazione» di «un prezzo diverso da quello pubblicizzato, nonché l'omessa comunicazione dei prezzi dei carburanti». Nella documentazione della Guardia di Finanza - spiega l'Antitrust - sono accertate «infrazioni sui prezzi dei carburanti praticati da oltre mille pompe di benzina: Eni 376, Esso 40, Ip 383, Q8 175, Tamoil 48». In molti casi risulta una «difformità tra il prezzo pubblicizzato e quello più alto in realtà applicato; in altri è stata riscontrata l'omessa esposizione del prezzo praticato, ovvero l'omessa comunicazione al portale "Osservaprezzi carburanti"». E, in particolare, Eni, Esso, Ip, Q8 e Tamoil «non avrebbero adottato iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori».

 

 

I gestori dei distributori però non ci stanno, e confermano lo sciopero indetto per il 25 e il 26 gennaio. Da un lato la Fegica parla di «scaribarile del governo» ricordando come il settore stia aspettando «risposte da troppo tempo», dall'altro la Faib Confesercenti è contraria al decreto Trasparenza che - avverte - «così com'è criminalizza la categoria dei benzinai». È per questo che la Fegica si appella alla premier Meloni per arrivare a una «responsabilità collegiale del governo», mettendo allo stesso tempo in evidenza come l'incontro di oggi previsto con il governo non nasca «certamente sotto i migliori auspici». La Faib Confesercenti resta contraria al decreto; un giudizio su cui pesa la conferma dell'obbligo di «un nuovo cartello e l'inasprimento inaccettabile delle sanzioni».

 

 

Sui 'cartelli' arriva intanto la proposta dell'Angac (Associazione nazionale gestori autonomi carburanti) di affiancare al prezzo medio di vendita anche il prezzo medio di cessione, cioè il prezzo d'acquisto della merce; questo - rileva Angac - è «un modo semplice ma molto più incisivo di fare chiarezza sulla formazione dei prezzi dei carburanti». Il quadro dovrebbe assumere contorni più definiti sia sul decreto Trasparenza che sulla mobilitazione dei distributori - tra qualche ora, dopo l'incontro tra gestori (Faib Confesercenti, Fegica, Figisc/Anisa) e governo al tavolo tecnico carburanti in programma al ministero delle Imprese e del made in Italy. Il sottosegretario al Mef Federico Freni è ottimista: «Sullo sciopero dei benzinai una mediazione si troverà».

 

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