il procuratore rivela
Matteo Messina Denaro, il procuratore De Lucia rivela: come lo abbiamo preso
Come è stato catturato Matteo Messina Denaro, il superboss della mafia arrestato oggi a Palermo nella clinica dove si trovava per sottoporsi ad alcune terapie? A rivelare la strategia investigativa che ha portato alla fine della latitanza del ricercato numero uno e capo di Cosa nostra è il procuratore della Repubblica di Palermo, Maurizio De Lucia. Conversando con i cronisti a palazzo di giustizia, dove ha anche ricevuto la visita della premier Giorgia Meloni, De Lucia spiega che il boss soffrirebbe del morbo di Chron, oltre a una patologia tumorale. E da qui che è partita l’indagine investigativa: "Senza pentiti o soffiate anonime", precisa il procuratore della Repubblica.
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Le informazioni sono state captate monitorando i parenti del boss latitante da 30 anni e arrestato oggi alla clinica La Maddalena di Palermo. I pm a quel punto hanno incrociato i dati per cercare un uomo di 60 anni, siciliano, malato oncologico. Si scopre che esiste un soggetto corrispondente - Andrea Bonafede - sottoposto a due interventi chirurgici: uno in piena emergenza covid in Sicilia e l’ultimo a maggio scorso, alla clinica La Maddalena.
Il punto di svolta arriva incrociando i dati: nel giorno dell’intervento avvenuto Andrea Bonafede (il nome usato da Messina Denaro nella struttura sanitaria) era a Campobello di Mazara. In clinica sotto i ferri c’era qualcun altro. A questo punto - nel prosieguo delle indagini del Ros - viene fuori l’appuntamento fissato per oggi dove erano in programma prelievi e seduta di chemioterapia. "Abbiamo avuto solo il tempo di allertare il GIS - ha detto De Lucia - e non appena si è avuta conferma dell’accettazione è partito il blitz".
Messina Denaro sorpreso dai carabinieri prima ha tentato la fuga, poi messo alle strette nei pressi di un bar fuori dalla clinica si è consegnato senza opporre resistenza. Alla domanda dei carabinieri su come si chiamasse, ha risposto: "Matteo Messina Denaro".