decreto sicurezza
Ong, la mossa per aggirare il blocco del governo: scatta la rivolta
Le Ong passano ai proclami dopo il via libera del Consiglio dei ministri al decreto Sicurezza che contiene una stretta importante sull'attività delle navi che battono il Mediterraneo per soccorrere i migranti. Per la Sea Watch il provvedimento "non è altro che l’ennesimo tentativo di ostacolare e criminalizzare le attività delle navi della società civile. Nessun governo può impedire a una nave di sottrarsi all’obbligo di soccorso e nessuna nave si rifiuterà di accogliere chi chiede aiuto nel Mediterraneo centrale. Rispetteremo il diritto internazionale, come abbiamo sempre fatto", dichiarano dalla Ong.
Sullo stesso tasto batte Riccardo Gatti, responsabile soccorsi di Medici senza frontiere (Msf) che gestisce la Geo Barents. Il governo di Giorgia Meloni è colpevole di "ostacolare i soccorsi delle navi umanitarie fino a renderli inefficaci o insostenibili" e "queste nuove norme non risolvono il vero problema: le persone che muoiono in mare perché mancano i soccorsi".
Insomma, per le Ong le navi dovrebbero scegliersi da sole il porto sicuro: "Lasciare scoperta la zona dei soccorsi e assegnare porti sicuri lontanissimi va a discapito della protezione della vita, aumenta il rischio di altre morti in mare, aumenta di quattro volte le spese per gli spostamenti e allontana testimoni scomodi: quando le navi delle Ong non sono presenti sembra che non succeda niente e invece continuano ad avvenire naufragi con morti e dispersi e respingimenti in Libia. Le navi della società civile inoltre sono dei presidi temporanei e per quanto ben attrezzate non sono adatte ad avere persone a bordo per lunghi periodi", afferma l'attivista. Per Emergency, inoltre, quest'anno sono morti in mare 1.400 migranti e pertanto "le disposizioni contenute nel Decreto sono inaccettabili perché di fatto riducono le possibilità di fare ulteriori salvataggi dopo il primo soccorso. Le conseguenze di questo provvedimento saranno l’aumento dei morti in mare e dei respingimenti verso la Libia ad opera della Guardia Costiera libica".