dopo 14 anni
Tribunale dell'Aquila condanna la Presidenza del Consiglio a risarcire le vittime del sisma
A quasi 14 anni dal sisma dell’Aquila del 6 aprile 2009, 309 vittime ufficiali e la popolazione di un capoluogo di Regione totalmente evacuata per mesi, si assiste a una schizofrenia giudiziaria, un balletto di giudizi diametralmente opposti. Come l’ultimo, quello del Tribunale civile dell’Aquila, che ha condannato, appunto, la Presidenza del Consiglio dei ministri a risarcire (in totale, circa 15 milioni di euro) 30 parti civili per le rassicurazioni prospettate dall’ex numero 2 del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis già condannato in sede penale, con sentenza passata in giudicato, a 2 anni di reclusione. Lo riporta il "Messaggero".
Eppure, soltanto nell’ottobre scorso, riporta il quotidiano, lo stesso Tribunale civile dell’Aquila aveva sentenziato che è una colpa, per le vittime dei crolli, non essere usciti di casa dopo due scosse di terremoto molto forti che seguivano uno sciame sismico che durava da mesi. In quella che è stata definita sentenza choc, riferita al crollo di uno palazzo in centro storico del capoluogo abruzzese in cui morirono 24 persone, il giudice Monica Croci ha scritto che «è fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che può stimarsi nel 30%», ovvero la misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito. Condotta incauta, quindi. Una visione diametralmente opposta, quella del giudice Croci, allo «State tranquilli, lo sciame sta liberando energia» che venne dagli organi dello Stato nei giorni a ridosso della grande scossa (6.3 della scala Richter).
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Ora arriva quest’altra sentenza dopo la battaglia legale portata avanti dagli avvocati Maria Teresa di Rocco e Silvia Catalucci del Foro dell’Aquila, che a caldo, nel 2010 avevano deciso di intraprendere l’azione civile anziché quella penale, nei riguardi della Presidenza del Consiglio che ora dovrà risarcire le parti offese di una somma complessiva che sfiora i 15 milioni di euro. Da quello che emerge leggendo le motivazioni della decisione, l’iniziativa legale si è basata sulle risultanze proprio del lavoro della Commissione Grandi Rischi riunitasi all’Aquila. «Accertata, quindi, almeno potenzialmente l’idoneità delle dichiarazioni del De Bernardinis a incidere causalmente sulla condotta dei cittadini dell’Aquila, si tratta di verificare in questa sede, se tale efficacia causale sia stata anche dimostrata, all’esito dell’istruttoria civile, nei confronti degli attori non costituitisi parte civile nel processo penale», così si legge nella sentenza del giudice del Tribunale civile dell’Aquila.