Qatargate, Panzeri tira fuori un altro nome. E il Pd trema
Continuano ad emergere nuovi dettagli dallo scandalo "Qatargate" che ha sconvolto le istituzioni europee. Andrea Cozzolino adesso viene tirato in ballo da Antonio Panzeri. A fare il nome di Cozzolino è proprio Panzeri, interrogato dopo l'arresto del 9 dicembre. È lui - scrive Il Corriere della Sera - a raccontare di "un accordo" per "evitare delle risoluzioni contro i Paesi e in cambio abbiamo ricevuto 50 mila euro". Soldi trovati dagli stessi investigatori e che arriverebbero dal Marocco dove, nel 2019 sarebbe partito un patto.
All'epoca Panzeri era ancora europarlamentare e avrebbe dovuto convincere i parlamentari. Ed è qui che salta fuori il nome di Cozzolino, che allora prese il suo posto nella delegazione Maghreb dell'assemblea, anche se dice che su di lui non ha prove.
Nel frattempo durante il suo interrogatorio, l'eurodeputata greca Eva Kaili ha ammesso di aver chiesto a suo padre di nascondere parte del denaro che era a casa sua, mentre il suo collega belga Marc Tarabella, è stato additato dall'ex eurodeputato Panzeri come destinatario di "regali" dal Qatar. Lo riporta il quotidiano belga LeSoir. "L'imputata ammette di aver ordinato al padre di nascondere i soldi", ha scritto il giudice istruttore Claise nel mandato di arresto emesso contro l'eurodeputata greca il 9 dicembre. "Afferma di aver saputo in passato delle attività del marito (Francesco Giorgi, ndr) con il sig. Panzeri, e che per il suo appartamento sono passate valigie di denaro contante", si legge nel documento riportato dal quotidiano. Tesi del tutto respinta dall'avvocato di Kaili, che, parlando col sito di informazione greca Kathimerini, ha smentito categoricamente le notizie di una parziale confessione della sua assistita. "La signora Kaili non ha mai confessato di aver chiesto a suo padre di trasferire denaro per nasconderlo", ha sottolineato il legale Michalis Dimitrakopoulos, aggiungendo che l'ex vicepresidente del Parlamento europeo "ha saputo di questi soldi all'ultimo minuto e chiesto subito che andassero al loro proprietario, il signor Panzeri". Kaili sostiene di essere stata informata del denaro solo quando il suo compagno è stato arrestato nei pressi del garage della loro abitazione. Poi, secondo il suo legale l'eurodeputata ha cercato di rintracciare il proprietario del denaro, Panzeri, per consegnarglielo. Quanto a Tarabella, stando al documento citato dai media, avrebbe confessato "in parte i fatti" di corruzione e ingerenza a favore di Qatar e Marocco, ma per il suo avvocato, l'eurodeputato "non ha ricevuto regali da nessuno" e "non è stato influenzato a prendere decisioni o prendere posizioni".
Molti dettagli sulla posizione di Kaili emergeranno giovedì quando si svolgerà la sua udienza al Tribunale di Bruxelles. Intanto, la Corte d'Appello di Brescia ha rinviato al 3 gennaio prossimo l'udienza per la consegna di Silvia Panzeri, figlia dell'ex eurodeputato Antonio Panzeri, alle autorità belghe. La stessa Corte ieri aveva invece detto sì alla consegna alle autorità belghe della moglie di Panzeri, Maria Dolores Colleoni. I giudici italiani hanno dichiarato che cercheranno informazioni sulle condizioni carcerarie in Belgio prima di decidere se consegnare Silvia Panzeri.
Il personale penitenziario in Belgio si lamenta regolarmente della carenza cronica di personale, della bassa retribuzione e delle pessime condizioni. Alcune carceri della capitale Bruxelles sono state colpite da scioperi ogni mercoledì nelle ultime settimane. Gli stessi scioperi che hanno fatto slittare l'udienza di Eva Kaili, reclusa nel carcere di Haren, alla periferia di Bruxelles.
Sul fronte politico, dopo alcune notizie di stampa di un presunto coinvolgimento di funzionari del Servizio dell'Azione esterna, la Commissione europea si dice estranea al momento all'inchiesta e attende l'esito delle indagini. "Siamo consapevoli che sono in corso indagini su una questione molto seria. Abbiamo detto fin dall'inizio più volte che si tratta di una questione molto seria che deve essere indagata e chiarita", ha affermato il portavoce per gli affari esterni della Commissione europea, Peter Stano. "Una volta completate le indagini avremo le prove e i verdetti dei risultati e potremo non solo fare commenti ma prendere anche le opportune azioni di conseguenza", ha precisato. Per il commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, il Qatargate "è una vergogna" che va prevenuta con "più trasparenza". "Dobbiamo riconoscere il fatto che Bruxelles rappresenta, forse dopo Washington, la più grande concentrazione di lobbisti ed è necessario avere regole più severe per evitare che questo genere di cose si ripeta", ha rimarcato parlando alla Cnn, perché "è in gioco la reputazione del Parlamento europeo".