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Obiettivo strade sicure: come funziona all'estero e dove è che i ricchi pagano di più
Chi sbaglia paga. In base all'infrazione commessa, ai danni eventuali causati ad altri autoveicoli e ad altre persone, ma anche in proporzione alla propria ricchezza. La proposta di Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture e Trasporti, ha sollevato un vespaio di polemiche. «Verrà svolto un approfondimento specifico anche sulla possibilità di realizzare una proporzionalità tra il reddito e le sanzioni». Un'idea, quella avanzata ieri mattina dall'esponente di Fratelli d'Italia, che solo in apparenza può sembrare un attacco a chi è più ricco o un banale stratagemma per gratificare le fasce sociali ed economiche meno abbienti. In realtà, si tratta di una norma presente, in taluni casi anche da molti lustri, in numerosi paesi europei. Una prassi, come ricorda il portale Eurekar, che si può riscontrare nei paesi anglosassoni, in Grecia, in Svizzera, in Svezia e, da oltre vent'anni, in Finlandia.
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Oggi, con le attuali regole in vigore nel nostro Paese, un automobilista che supera il limite di velocità di dieci chilometri orari è passivo di un verbale che va dai quarantanove ai centosessantanove euro. Senza alcuna decurtazione di punti sulla patente. Tutto sommato una pena ben lontana da poter essere giudicata come esemplare. Se infatti spostiamo il nostro esempio oltre Manica, dovremmo, come primo passo, per forza applicare una sanzione in base al reddito. In Inghilterra, per chi oltrepassa il limite di velocità di quindici chilometri orari, la multa sarebbe aumentata di una cifra compresa tra il 25% e il 75% della sua paga settimanale e di qui si andrebbe a crescere in base al reddito, fino a un tetto massimo in più di duemilacinquecento sterline (l'equivalente al cambio di circa tremila euro). Cifre alte, che segnano un differenziale netto in base al proprio censo.
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Ma nulla in confronto alle severissime regole in vigore nella civile e moderna Finlandia. Emblematico ciò che è avvenuto all'imprenditore Reima Kuisla nel 2015. L'uomo d'affari, che dichiara ogni anno oltre sei milioni di euro di redditi da capitale, venne sorpreso ad una velocità di centocinque chilometri orari, in una zona in cui il limite massimo era di ottanta. Le forze dell'ordine del paese scandinavo, inflessibili, lo sanzionarono per ben cinquantaquattro mila euro. In Italia, la medesima infrazione avrebbe portato ad una multa di «appena» duecento euro. Spicciolo più, spicciolo meno. «Vivere in Finlandia ed essere ricco è diventato impossibile, sto pensando di lasciare il mio Paese» affermò il businessman dopo aver scoperto il salasso che avrebbe dovuto pagare. Quella multa fu al centro di numerosi articoli dei quotidiani finlandesi e di un vero e proprio sondaggio. Dal quale emerse che, la risposta giudicata più consona dagli integerrimi finlandesi era la seguente: «il signor Kuisla aveva solo da rispettare i limiti. E adesso non avrebbe nulla da lamentarsi. Hanno fatto benissimo a multarlo».