fine di un’era
Fine dell’era internet? La profezia dello scienziato: perché il web arriverà all’estinzione
Immagine distorta di sé, disturbi d’ansia, ‘esternalizzazione’ delle funzioni critiche del nostro cervello. E poi, peggioramento della nostra memoria a breve termine e dell’attenzione che sta diventando sempre più frammentata e diretta in modo specifico. Sono queste alcune delle conseguenze negative dell’uso indiscriminato di Internet e che ci porteranno, in un futuro forse non molto lontano, ad allontanarcene definitivamente. Questa è l’argomentazione di Geert Lovink, Professore all’Amsterdam University of Applied Science (AUAS) come descrive nel suo nuovo saggio Extinction Internet. «Alla fine, gli svantaggi di condividere la propria opinione online diventeranno così grandi che le persone si allontaneranno da Internet», commenta l’esperto. Lovink ha conquistato una grande reputazione di pioniere di Internet sin dal suo coinvolgimento con The Digital City, un precursore della rete. I suoi fondatori immaginavano che diventasse una rete decentralizzata, gestita dai cittadini, per i cittadini. «Abbiamo perso quella battaglia in modo spettacolare», riassume Lovink. Il nocciolo della questione è che Internet e le app che creano dipendenza sono nelle mani di Big Tech, a cui importa poco dei diritti individuali o della società nel suo insieme. Mentre la precedente ricerca di Lovink si concentrava sulla controcultura critica e sulle possibili alternative, come piattaforme di social media più eque, ora l’esperto delinea un futuro in cui Internet (parzialmente) scompare e siamo costretti a rinunciare alla nostra dipendenza dalla tecnologia. Nel suo saggio, Lovink condivide le intuizioni acquisite in 30 anni di critica di Internet e ricerca sulla controcultura, un periodo in cui ha lavorato con storici dell’arte, artisti, ricercatori creativi e creatori di meme.
Ha studiato Wikipedia, motori di ricerca, social media e criptovalute e i loro modelli di profitto, sempre dal punto di vista del fatto che Internet è rotto, ma può e deve essere riparato (come sostenuto anche dalla fondatrice di Waag Marleen Stikker nel suo libro). Negli ultimi sei mesi, però, Lovink ha cominciato a cambiare idea. Lovink vede avvicinarsi questo punto di non ritorno perché ora anche gli utenti «normali» devono sempre più pagare un prezzo per la nostra dipendenza di vasta portata da Internet e dipendenza da social media e app. «Questo prezzo è innanzitutto psicologico. Non solo molti giovani soffrono di un’immagine distorta di sé e di disturbi d’ansia, ma c’è stata anche un’esternalizzazione delle funzioni: alcune funzioni critiche del nostro cervello vengono esternalizzate. La nostra memoria a breve termine sta peggiorando e la nostra attenzione sta diventando sempre più frammentata e diretta in modo molto specifico», commenta. Allo stesso tempo, il controllo sociale è in aumento e gli utenti vengono monitorati da vicino.
«La nostra presunta libertà di espressione in realtà non esiste più», afferma Lovink. Anche in questo caso sono prevedibili ripercussioni poichè il controllo diventa sempre più sofisticato. «In Cina, siamo già al punto che non puoi salire su un treno se hai un’opinione sbagliata. Negli Stati Uniti, devi condividere tutti i tuoi profili sui social media se vuoi richiedere un visto. Le cose non sembrano ancora andare così male nell’Europa occidentale, ma la tua attività online è così tracciabile e visibile ora che c’è una reale possibilità che a un certo punto le persone non saranno più in grado di viaggiare o ottenere un mutuo o un’assicurazione». Questo sofisticato controllo alla fine diventerà così pervasivo che le persone alla fine si allontaneranno da Internet, pensa Lovink e traccia un parallelo con la crisi climatica: «Le emergenze climatiche hanno raggiunto un punto che è irreparabile. La gente ha iniziato a mobilitarsi in massa perché azioni individuali come l’installazione di pannelli solari non sono più sufficienti». Se guardiamo un po’ più avanti, le cose diventano ancora più drammatiche. Lovink abbozza uno scenario che chiama «Extinction Internet». Potrebbe sembrare che ci estingueremo tutti, ma non è questo che intende. Tuttavia, prevede un futuro in cui alcuni servizi non saranno più disponibili - anche alla luce della situazione geopolitica e della crisi climatica - e questo a sua volta porterà a un accesso ridotto o alla disconnessione da Internet.