Omeopatia, allarme costi. La denuncia del presidente Gorga: "Intervenga il governo"
«Basta ignorare l'omeopatia. Ora il nuovo Parlamento e il nuovo Governo almeno inizino a parlarne. Tra le entrate dello Stato ci sono anche le decine di milioni di euro che il comparto della medicina omeopatica ogni anno garantisce all'erario. Però, nonostante questo, da diversi anni la classe politica non si cura dei problemi che affliggono il comparto della medicina omeopatica, che non gode di ottima salute», avverte Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese, l'associazione che rappresenta il comparto farmaceutico delle aziende produttrici di medicinali omeopatici.
Perché, presidente Gorga, quali sono i mali che affliggono il vostro comparto?
«Da anni, ormai, Omeoimprese chiede una rimodulazione di alcune voci tariffarie, senza però ottenere ascolto da parte delle Istituzioni sanitarie, nonostante un'audizione in Commissione Attività Produttive del Senato nella passata legislatura».
E ora cosa chiedete al nuovo Parlamento?
«Di affrontare almeno questa rimodulazione nella nuova legge di bilancio. Sappiamo che il tempo è ristretto, però si tratta di una riforma a costo zero: basterebbe uniformare le norme italiane con quelle del resto d'Europa. Da noi per il nostro comparto vengono infatti chieste tariffe di registrazione troppo alte dall'Agenzia del farmaco: in altri Paesi europei non vanno oltre i 250 euro mentre in Italia, invece, si arriva anche fino a 20 mila euro. Per ogni cambiamento, che riguardi solo il fornitore di un principio attivo oppure la sede di un ufficio amministrativo, dobbiamo notificare tutto ad Aifa, con questi costi che non tutte le aziende si possono permettere di sostenere, rischiando così di scomparire dal mercato».
E cosa vi aspettate dal nuovo Governo?
«Di metterci finalmente in linea con la direttiva dell'Unione Europea, che da 15 anni ha riconosciuto ai medicinali omeopatici la stessa dignità degli altri farmaci. In Italia, invece, non c'è ancora il riconoscimento della peculiarità dei nostri prodotti. Ad oggi non so il perché solo qui da noi non si può inserire sulla confezione del medicinale omeopatico l'indicazione come nel resto d'Europa. Anche per quanto concerne le indicazioni da fornire al medico, l'interpretazione data sulla normativa è stringente: siamo impossibilitati a dare indicazioni su posologia e campo di applicazione del medicinale omeopatico anche ai camici bianchi che sono chiamati a prescriverlo».
Pensate che ci sia una disparità di trattamento rispetto alle altre aziende farmaceutiche?
«Sì, in Italia c'è stato finora un chiaro disegno volto ad affossare il nostro comparto con varie disparità di trattamento. Proprio a partire dalla pretesa di quelle tariffe di registrazione uguali a quelle richieste alle Big Pharma, che però hanno volumi d'affari infinitamente più grandi rispetto alle nostre aziende. Per questi motivi noi chiediamo un tavolo di confronto parlamentare per discutere, insieme al Ministero e ad Aifa, sugli ostacoli che incontrano non solo le aziende, ma anche i cittadini, ora costretti a comprare online, all'estero, tanti prodotti con cui si curano da anni».