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Soumahoro, alle coop di moglie, suocera e cognata oltre mezzo milione per i rifugiati ucraini

Dario Martini
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Non pagavano più gli stipendi ai lavoratori delle coop attive nell'accoglienza dei migranti, ma nello stesso tempo partecipavano e vincevano i bandi della Regione Lazio per assistere i rifugiati ucraini. Più di mezzo milione di euro, per la precisione 557mila euro, aggiudicati a giugno scorso e volti a finanziare i progetti delle società che fanno capo a suocera, cognata e moglie di Aboubakar Soumahoro, parlamentare dell'Alleanza Verdi Sinistra. Tutto ciò mentre le buste paga arretrate ammontavano a circa 400mila euro, come denunciato dagli stessi dipendenti al sindacato Uiltucs.

La prima approvazione regionale risale al 6 aprile scorso, quarantuno giorni dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Nell'elenco dei progetti ammessi al finanziamento - come si legge nei documenti pubblicati dalla Regione - compare anche quello presentato dalla coop Karibu, di cui è amministratrice la suocera di Soumahoro, Marie Therese Mukamitsindo, e in cui compare come consigliera d'amministrazione la moglie Liliane Murekatete.

Il progetto si chiama I.C.A.R.U.S., «Interventi per la capillare accoglienza dei rifugiati ucraini e per l'inclusione socio-lavorativa». Importo: 259mila euro. L'altro progetto ammesso è quello del Consorzio Aid (Agenzia per l'inclusione e i diritti), di cui è presidente la cognata del deputato, Aline Mutesi, e consigliera Mukamitsindo. Si chiama B.U.S.S.O.L.A., «Bisogni degli ucraini per il sostegno socio-lavorativo», per un finanziamento di 298,300,48 euro. I due progetti in questione sono stati approvati definitivamente con determinazione regionale del 3 giugno. Il giorno seguente ne ha dato annuncio il Comune di Latina, dove hanno sede le due cooperative. Anche altre due società, Ninfea e Il Quadrifoglio, che nulla hanno a che vedere con la famiglia Soumahoro, sono riuscite ad aggiudicarsi i finanziamenti regionali. Come ricordava l'amministrazione del capoluogo pontino, l'iniziativa era volta «alla realizzazione di interventi e di reti per la presa in carico e l'inclusione socio-lavorativa della popolazione ucraina sul territorio della Regione Lazio». «Auspichiamo che tali interventi - dichiarava la vicesindaca e assessora al Welfare Francesca Pierleoni - permettano ai rifugiati accolti sul nostro territorio di essere rapidamente autonomi, perché la dignità e la speranza che si riacquista con il lavoro è impagabile. Oggi queste persone hanno bisogno di essere sostenute per credere in un futuro possibile di pace e di sviluppo». I progetti di integrazione dei rifugiati ucraini si svolgono in viale Corbusier, al centro direzionale di Latina, dove si trovano, appunto, sia la coop Karibu che il consorzio Aid. E dove ha una sede anche la Lega dei braccianti, il sindacato che fa capo a Soumahoro. Stesso indirizzo, stesso numero civico, stessi uffici al piano terra. Come ha detto recentemente la suocera, «è una sede come tante altre, Aboubakar non ci veniva mai, ci ha messo un ragazzo per per fare campagne di sensibilizzazione sui braccianti sfruttati».

Il parlamentare, è bene ricordarlo, non è indagato e non ha ruoli né in Karibu né in Aid. Lo ha ribadito lui stesso in un video pubblicato su Facebook tre giorni fa, con cui si è scagliato contro i suoi accusatori: «Mi volete morto - ha detto piangendo - mi volete distruggere, pensate di seppellirmi ma non ci riuscirete. Mi dite cosa vi ho fatto? È da una vita che lotto per i diritti delle persone». Il suo stesso partito, però, si interroga se sapesse delle presunte malsane condizioni dei centri denunciate dai migranti e degli stipendi non pagati su cui indaga la Procura di Latina.

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