Le cartelle esattoriali sotto i mille euro si cancellano, riduzione del 50% per quelle fino a tremila
Le cartelle esattoriali con importo al di sotto dei 1.000 euro verranno cestinate. Quelle comprese tra 1.000 e 3.000 euro verranno invece ridotte del 50%. Verranno diminuite anche le sanzioni per chi non paga. Sarebbe questo il piano del governo per lanciare la cosiddetta "tregua fiscale" annunciato ieri sera dal viceministro dell'Economia e delle Finanze Maurizio Leo, ospite di Nicola Porro al programma "Quarta Repubblica".
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«Le cartelle esattoriali? Fermiamo il diluvio. Vi spiego - dice Leo - cosa vogliamo fare. Questa massa di cartelle è perché nel corso del tempo si sono avvicendati tanti provvedimenti in base ai quali, dopo l’iter che parte dagli avvisi di accertamento spesso non onorati dai contribuenti, si traducono in cartelle esattoriali. Sono 1.132 miliardi. La Corte dei conti ci dice che si possono riscuotere solo il 6-7% di queste».
Il viceministro aggiunge: «In una situazione normale si dovrebbe togliere di mezzo questa massa di cartelle non riscuotibili. Faccio degli esempi: ci sono delle cartelle che hanno raggiunto i deceduti e purtroppo non possono più essere onorate. Tante cartelle riguardano invece soggetti che non possono più adempiere alle loro obbligazioni tributarie: queste cartelle vanno necessariamente tolte di mezzo. Sulle restanti cartelle bisogna fare una selezione. Se ci sono cartelle il cui ammontare non supera i 1.000 euro, i costi di riscossione sono più elevati rispetto a quello che si può riscuotere. Se la cartella è di 800 euro il costo di riscossione è molto più elevato. Un provvedimento analogo fu adottato dal 2000 al 2010 si azzerarono queste cartelle. Ora se portiamo quella data e la spostiamo in avanti al 2015, tutte le cartelle di un valore inferiore a 1.000 euro possono essere cestinate. Non perché vogliamo fare condoni, sconti, ma perché gli oneri di riscossione sono più elevati».
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Sui 13 milioni di cartelle che sono in partenza nei prossimi mesi, Maurizio Leo spiega: «I 13 milioni di cartelle, anche se arrivano, devono essere gestiti con questo meccanismo di tregua fiscale. Che significa? Significa che a una certa data - che ad ora non è quella del 31 dicembre ma è una data di settembre-ottobre perché la legge di bilancio verrà presentata in questi giorni - queste cartelle che arrivano si devono gestire in questo modo: i 1.000 euro vanno via, da 1.000 a 3.000 euro cartelle che comprendono l’imposta evasa, le sanzioni, gli interessi e gli agi vanno via, gli interessi vanno via e l’ammontare dell’imposta può essere ridotta al 50%. Ora si stanno facendo ancora i conti per vedere in che misura. Le sanzioni possono essere ridotte. Un altro aspetto che va messo in evidenza è che il vero problema del fisco italiano, oltre al carico fiscale che è estremamente rilevante, è il sistema sanzionatorio. Faccio un esempio: se un soggetto ha presentato la dichiarazione Iva e non ha onorato il suo debito tributario, non ha dichiarato correttamente, è giusto che paghi una sanzione per infedele dichiarazione però a questa si aggiunge una sanzione per omesso versamento. Sa quando cubano queste sanzioni? Dal 110 al 220%».
Sulle sanzioni, il viceministro all’Economia afferma: «Bisogna rivedere il sistema sanzionatorio. Questo non lo si può fare subito, lo si deve fare in una riforma fiscale, cosa che si farà da gennaio in poi. Si dovrà fare una delega fatta bene e poi i decreti legislativi. Adesso bisogna dire: tu mi devi pagare tutta l’imposta, però la sanzione la riduco del 5% - quindi la riduco notevolmente - e ti do una dilazione lunga e faccio in modo che tu possa pagare non in una sola volta, ma in un certo lasso temporale. Abbiamo pensato cinque anni, ora dobbiamo fissare bene questo lasso temporale con la Ragioneria dello Stato. Però vogliamo mettere in condizione il contribuente di poter pagare. Le cartelle arrivano, ma non le facciamo pagare. A parte le cartelle - e questo lo abbiamo detto, dobbiamo gestire in questo modo - c’è ad esempio il soggetto che ha presentato la sua dichiarazione Iva, ha esposto il debito però purtroppo tra pandemia, crisi e bollette non ha potuto pagare. A questo soggetto dobbiamo venire incontro. Come? Bisogna vedere il periodo. Ci sta per esempio l’anno 2022: dovevo fare i miei versamenti periodici e non l’ho fatto. E allora gli dico: bene, tu mi versi l’imposta, non ti metto neppure le sanzioni però me la dilazioni nel corso del tempo, quindi mi dai un certo lasso temporale, 4 anni, 5 anni vediamo un po' in che lasso temporale può pagare. Poi ci sono quelli che non hanno potuto pagare e allora noi li mettiamo in condizione di pagare in un certo lasso temporale senza sanzioni».
«Noi diciamo - aggiunge Leo - le sanzioni non te le facciamo pagare e quindi accorciamo il periodo temporale rispetto alle 72, che poi possono essere date a certe condizioni. Prendiamo il periodo che va dal 2019 al 2021. Che succede in questi casi? Il soggetto ha presentato la sua dichiarazione. Arriva l’Agenzia delle Entrate e manda il cosiddetto avviso bonario. Che cos’è l’avviso bonario? Tu mi devi pagare e mi devi pagare con una sanzione più elevata. Allora diciamo, anche qui, paghi l’imposta. Per questo molti hanno equivocato dicendo che facciamo i condoni. Non è un condono, stiamo facendo pagare tutta l’imposta. L’unico beneficio che diamo è ridurre la sanzione, quindi abbassiamo la sanzione del 5% e anche qui diamo una dilazione un po' più lunga. Andiamo avanti e non ci fermiamo qui perché può essere arrivato un avviso di accertamento. Qui che facciamo? Utilizziamo degli strumenti che già oggi esistono e che si chiamano accertamento con adesione. Che significa? Ci si mette seduti con il fisco, con l’amministrazione finanziaria e si dice: bene, vediamo un po' tu mi contesti 100 euro perché io non ho dichiarato. Io ti dico guarda che certi costi, certe spese, io ti dimostro che effettivamente le ho sostenute. E allora l’amministrazione finanziaria che fa? Corregge il tiro».