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Il console dell'Ucraina contro la musica russa: non mettetela in cartellone alla Scala
La guerra in Ucraina coinvolge anche il mondo della cultura. Almeno a leggere le parole che il console ucraino a Milano ha scritto ai vertici della Lombardia e del Teatro La Scala. «L’eredità culturale è uno strumento nelle mani del regime della Federazione Russa; pertanto è necessario essere cauti. Di qui la richiesta di "rivedere il programma" della stagione 2022-2023 del Teatro alla Scala per non assecondare "eventuali elementi propagandistici". È il senso di una lettera inviata dal console ucraino a Milano, Andrii Kartysh, al presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e al sovrintendente della Scala, Dominique Meyer, a riguardo della scelta di aprire la stagione 2022-2023 del Teatro scaligero con "Boris Godunov" di Musorgskij ma anche di mettere in cartellone diversi spettacoli di musica russa e un concerto di Anna Netrebko. La lettera si apre con un ringraziamento nei confronti delle autorità per "il manifesto sostegno, tuttora palpabile" verso l’Ucraina e gli ucraini dall’inizio della "guerra voluta dalla Federazione Russa, che continua a lacerare la nostra pace, sottraendo preziose vite umane in modi sempre più terrificanti".
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Il console Kartysh cita poi il «grande disappunto e rammarico» manifestatosi all’interno della comunità ucraina in Italia in seguito alle scelte artistiche del Teatro alla Scala per la stagione 2022-2023. Un disappunto che, nei giorni scorsi, si era evidenziato anche attraverso un appello dal basso (e raccolta firme online) per chiedere di sostituire gli spettacoli russi. «Proprio perché la cultura - si legge nella lettera - viene utilizzata dalla Federazione Russa per dare peso all’asserzione della sua grandezza e potenza, assecondare la sua propagazione non può che nutrire l’immagine del regime ivi vigente al giorno d’oggi, e dunque, per estensione, le sue ambizioni scellerate e i suoi innumerevoli crimini». La lettera si conclude con l’invito del console a «rivedere il programma della stagione al fine di bloccare eventuali elementi propagandistici», e l’auspicio ad «avvicinare il momento in cui i confini dell’Ucraina, e con essi la pace nel nostro continente, saranno ripristinati», così che la cultura russa possa «tornare ad essere svincolata dalla sua realtà politica» ed essere «apprezzata liberamente, senza rimorsi dettati dall’etica».