Cultura, Sgarbi prepara la rivoluzione: musei gratis e aperti di sera
Musei aperti fino alle 21 di sera e gratuiti. Morgan professore in tv. Con il ministro Sangiuliano condividono la cultura conservatrice: uno di idee e l’altro di opere d’arte. Vittorio Sgarbi a tutto campo in una delle sue prime interviste ufficiali da sottosegretario alla Cultura, ospite di Rai Radio1, a Un Giorno da Pecora: “Sono tornato nel posto in cui ero vent’anni fa, l’allora ministro Urbani mi cacciò da quell’ufficio e ora ci torno”. Sgarbi riparte dalla fine della sua prima esperienza di governo: “Credo che mi cacciò perché dietro c’era una donna, per la quale poi ebbe qualche danno. Ma fu un conflitto inutile, ora non sarà così”. E per chiarire ancor meglio il concetto risponde alla domanda se sarà lui, come dice qualcuno, il vero ministro della Cultura: “No, è Sangiuliano. Io sono una persona che si occupa del patrimonio, sono un conservatore di opere d’arte e lui è un conservatore sul piano delle idee”.
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Dopo la precisazione conferma che è vero che vorrebbe modificare l’orario di apertura dei musei: “Certo, almeno fino alle 21. La gente che lavora non può andarci di giorno, quindi dovrà andarci, gratis, nelle ore in cui sono liberi di andare”. In che orari andrà a lavorare al ministero? “Mattina, sera o notte - risponde il critico d’arte - quando ero assessore a Milano il mio ufficio doveva chiudere alle 17 e poi andando avanti ha chiuso alle 5 di notte”.
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Sgarbi conferma anche di aver chiesto a Morgan di collaborare con lui: “Lo vorrei far diventare un docente che racconta attraverso la tv. Oggi la tv proietta una gran quantità di stupidaggini, si fanno approfondimenti sui delitti, bisogna smettere di fare programmi di idiozie in cui si parla di questi temi in modo morboso”. Poi il neo sottosegretario conclude: “Ieri guardavo ‘La vita in diretta’ e si parlava della parente che ha ucciso non so chi, ma chi se ne frega. Suscita interesse in gente morbosa e malata, ci vuole bellezza, intelligenza ed arte, non bisogna compiacersi dell’orrore, del brutto”.