Boom del Lambrusco in Russia, cosa succede dopo l'audio di Silvio Berlusconi
«L’esportazione di Lambrusco in Russia è arrivata» nel tempo «a rappresentare il 10% dell’export» di questo vino. A parlare è Claudio Biondi, presidente del Consorzio Tutela Lambrusco, all’indomani delle notizie sulle parole di Silvio Berlusconi sul famoso rosso. E mentre sulla stampa circola la notizia che il Cavaliere dichiara che in cambio di vodka ha mandato Lambrusco al presidente russo Vladimir Putin, il rosso frizzantino amatissimo nei paesi di tutto il mondo, fra cui ai primi posti c’è proprio la Russia, finisce sulla bocca di tutti e provoca curiosità, e tutti ne parlano, in queste ore. Ma a berlo sono tanti già da tempo in Russia, come nel resto del mondo. E se è immediatamente polemica politica dopo le parole di Berlusconi, sul Lambrusco parlano comunque i numeri che mostrano che comunque l’interesse del mercato russo c’era da anni e si stava consolidando. Come anche la comunicazione su questo prodotto del made in Italy. Ma se c’è da chiedersi se ci sarà un effetto Cav sul Lambrusco, Biondi si attiene ai numeri e spiega che «il Lambrusco è presente nel mercato della Russia già da molti anni, un mercato che fino all’inizio del conflitto è stato in continua espansione. Su 160 milioni di bottiglie l’anno prodotte, l’esportazione in Russia è arrivata a rappresentare il 10% circa fra le varie denominazioni».
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I dati che circolano sul Lambrusco lo vedono ben posizionato sul mercato globale. Su 400 milioni di bottiglie di vino frizzante prodotte e vendute nel 2020, per un fatturato di 429 milioni di euro all’estero e 305 milioni di euro nella grande distribuzione italiana, con una crescita sui mercati del 4%, il 90% delle bottiglie arriva da Emilia-Romagna e Veneto. È il Lambrusco, come denominazione, a fare la parte del leone, con 160 milioni di bottiglie prodotte nel 2020, di cui il 75% di Igt Emilia, che rappresenta una bottiglia su tre (33%) di vini frizzanti Igt e Dop. «Con la guerra e nonostante il burrascoso contesto internazionale l’interesse e la domanda dei russi verso il Lambrusco - spiega dal Consorzio il presidente Biondi a LaPresse - è rimasto forte, certo complicata dalle intervenute difficoltà nei sistemi di pagamento, ma gli importatori in Russia sono presenti e attivi da molto tempo. Diversa la situazione in Ucraina naturalmente, in considerazione della grave situazione in essere». «Già da alcuni anni il mercato russo ha mostrato apprezzamento per il Lambrusco, ’il vino dei colorì, che spazia dalle versioni secche a quelle più amabili», conclude.
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