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Vaiolo delle scimmie, indizi per la trasmissione sessuale del virus

Nuove scoperte sul vaiolo delle scimmie. Secondo alcuni ricercatori il virus si trasmetterebbe per via sessuale. A dimostrarlo una ricerca appena pubblicata sulla rivista "Nature Microbiology". Un team di ricercatori ha rilevato per la prima volta il virus monkeypox nei testicoli di primati non umani - macachi - durante la fase acuta dell’infezione. E ha anche trovato prove preliminari di infezione persistente in due esemplari sopravvissuti alla sfida con il virus. I risultati sono pubblicati online sulla rivista "Nature Microbiology" ed evidenziano il potenziale di trasmissione sessuale del virus negli esseri umani, spiegano gli autori, ricercatori dell’Us Army Medical Research Institute of Infectious Diseases (Usamriid).

L’interesse ad approfondire se fosse possibile questa via di contagio nasce dal fatto che l’epidemia di vaiolo delle scimmie in corso nel 2022 è stata collegata al contatto sessuale in pazienti con infezione confermata in laboratorio. Poiché il virus può essere trasmesso attraverso il contatto diretto con fluidi corporei e lesioni cutanee, osservano gli esperti, comprendere la biologia dell’infezione dei testicoli e della diffusione del virus nello sperma «ha sostanziali implicazioni per la salute pubblica». I ricercatori dell’Usamriid hanno eseguito un’analisi retrospettiva dell’infezione da virus del vaiolo delle scimmie in campioni di tessuto archiviati di macachi mangiatori di granchi, un modello di primati non umani utilizzato per studiare la malattia e valutare l’efficacia delle contromisure mediche, come vaccini e trattamenti. Analizzando i campioni, «abbiamo rilevato il virus monkeypox nelle cellule interstiziali e nei tubuli seminiferi dei testicoli, nonché nel lumina epididimale, che sono i siti di produzione e maturazione degli spermatozoi», ha spiegato l’autore senior Xiankun Zeng. Concentrandosi sul decorso della malattia il team ha scoperto che, mentre il virus del vaiolo delle scimmie veniva eliminato dalla maggior parte degli organi e dalle lesioni cutanee guarite durante la convalescenza, poteva essere rilevato nei testicoli dei macachi fino a 37 giorni dopo l’esposizione al patogeno.

 

 

 

«I nostri dati forniscono prove che il virus del vaiolo delle scimmie può diffondersi nello sperma durante le fasi acute e di convalescenza della malattia nei macachi», ha affermato Zeng. «Sembra plausibile, quindi, che la trasmissione umana possa avvenire» anche «attraverso lo sperma». Gli autori hanno notato poi che il virus persistente può essere eliminato nel tempo. Trattandosi di uno studio retrospettivo, l’isolamento del virus nello sperma non era possibile, ha affermato Jun Liu, primo autore. Sono ora necessari ulteriori studi per comprendere le origini, la dinamica e le implicazioni del Dna virale sparso nello sperma, e per confermare se effettivamente i virus contenuti in questo liquido corporeo sono infettivi, specialmente dopo la guarigione delle lesioni. Inoltre, secondo gli autori, il modello del macaco mangiatore di granchi potrebbe non riflettere completamente il vaiolo delle scimmie negli esseri umani. Gli animali infatti mostrano una malattia più grave e letale di quella osservata negli esseri umani e il periodo di incubazione è più breve. Inoltre, questo studio ha utilizzato campioni di animali esposti a isolati virali diversi rispetto al ceppo attualmente in circolazione.