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Papa Francesco bacchetta l'Onu: “Consiglio di sicurezza da ripensare per il bene della pace”

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“Quando parliamo di pace e di sicurezza a livello mondiale, la prima organizzazione a cui pensiamo è quella delle Nazioni Unite (l’Onu) e, in particolare, il suo Consiglio di sicurezza. La guerra in Ucraina ha posto ancora una volta in evidenza quanto sia necessario che l’attuale assetto multilaterale trovi strade più agili ed efficaci per la soluzione dei conflitti». Parole e musica di Papa Francesco nel libro «Vi chiedo in nome di Dio. Dieci preghiere per un futuro di speranza» che uscirà martedì ed oggi è anticipato da La Stampa. «In tempi di guerra è essenziale sostenere che ci serve più multilateralismo e un multilateralismo migliore», enuncia il Pontefice, «L’Onu è stata edificata su una Carta che intendeva dare forma al rifiuto degli orrori che l’umanità ha sperimentato nelle due guerre del XX secolo. Sebbene la minaccia che essi si ripresentino sia ancora viva, d’altra parte il mondo oggi non è più lo stesso, ed è dunque necessario ripensare queste istituzioni in modo che rispondano alla nuova realtà esistente e siano frutto del più alto consenso possibile». Ormai, infatti, «è divenuto più che palese quanto queste riforme siano necessarie dopo la pandemia, quando l’attuale sistema multilaterale ha evidenziato tutti i suoi limiti. Dalla distribuzione dei vaccini abbiamo avuto un chiaro esempio di come a volte la legge del più forte pesi più della solidarietà».

 

 

«Ci si prospetta, dunque, un’occasione imperdibile per pensare e condurre riforme organiche, volte a fare recuperare alle organizzazioni internazionali la loro vocazione essenziale a servire la famiglia umana, a prendersi cura della Casa comune e a tutelare la vita di ogni persona e la pace», prosegue il ragionamento di Bergoglio «Ma non voglio addossare tutta la questione alle organizzazioni, che in definitiva non sono più, ma del resto neanche meno, che un ambito in cui gli stati che le compongono si riuniscono e ne determinano la politica e le attività». «Sta qui la base della delegittimazione e del degrado degli organismi internazionali: gli stati hanno smarrito la capacità di ascoltarsi a vicenda per prendere decisioni consensuali e favorevoli al bene comune universale», scrive ancora.

 

 

«Nessuna intelaiatura legale può sostenersi in assenza dell’impegno degli interlocutori, della loro disponibilità a una discussione leale e sincera, della volontà di accettare le inevitabili concessioni che nascono dal dialogo tra le parti. Se i paesi membri di questi organismi non mostrano la volontà politica di farli funzionare, siamo davanti a un evidente passo indietro». «Vediamo, invece, che essi preferiscono imporre le proprie idee o interessi in maniera molte volte inconsulta», nota e conclude il Papa.

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