panico alimentare
Avvelenamenti da mandragora, otto intossicati a Napoli, uno è grave. Lotti di verdura sospetta anche in Abruzzo
Dopo i decessi legati al batteria della listeria presente in alcuni wurstel, è il momento del panico da mandragora. Sono in corso gli esami tossicologici legati alle dieci persone (secondo quanto apprende l’AGI) appartenenti a due nuclei familiari diversi finite in ospedale per una intossicazione alimentare che potrebbe essere ricondotta alla presenza per errore di mandragora in spinaci freschi acquistati sfusi in negozi di Quarto e Monte di Procida, nel Napoletano.
Quello dell’ingestione di mandragora è quindi per l’Asl Napoli 2 Nord ancora un sospetto che dovrà essere confermato dalle analisi di laboratorio, che non hanno tempi brevissimi. Tecnici dell’azienda sanitaria locale insieme al Nas e ai carabinieri stanno cercando di ricostruire il percorso della verdura sospetta, anche per comprendere le dimensioni del fenomeno oltre che per arginarlo. È stata anche diramata l’allerta in tutti gli altri ospedali per eventuali pazienti che si presentassero al triage o fossero ricoverati con sintomi simili (tra cui le allucinazioni) a quelli dei pazienti dell’ospedale di Pozzuoli. Il 44enne in terapia intensiva al Santa Maria delle Grazie è in gravi condizioni perché ha avuto una perdita di conoscenza ed è rimasto soffocato dal suo vomito.
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La mandragora assomiglia molto agli spinaci o alla bietola selvatica, alla borragine, e se non si fa molta attenzione a confonderla ci vuole un attimo. Data la forma delle sue radici (sembrano un uomo in miniatura), nell’antichità veniva considerata una pianta dai poteri soprannaturali, tanto che quando ci si metteva in procinto di estirparla gli antichi erano soliti rispettare un certo rituale. Ma si tratta di una pianta molto comune in tutto il Mediterraneo. Tutta la pianta, però, è pericolosa: contiene infatti alcaloidi come scopolamina, atropine e ioscina e in passato era usata a scopo lenitivo, analgesico, anestetico e anche afrodisiaco. Erba perenne della famiglia delle solanacee (come i pomodori) con fiori di un blu pallido, frutti gialli, foglie oblunghe ovali e radici spesse, carnose e spesso biforcute, se ingerita può dare nausea, vomito, problemi intestinali, secchezza delle fauci e difficoltà a urinare per intossicazioni leggere fino, appunto, a allucinazioni, delirio e tachicardia. Ci sono stati a suo tempo anche dei casi di morte per sospetto avvelenamento.
Ma come distinguere una mandragora da una semplice borragine? Gli esperti consigliano intanto da fare subito un’analisi del picciolo, cioè il gambo che permette l’ancoraggio al fusto della pianta. Quello della borragine è tipicamente «spinascente», cioè piccole spine che nel raccoglierla producono dolore, una sensazione di fastidio. Il picciolo della mandragora è invece tipicamente liscio, simile per composizione a quello della bietola, pelosetto. Un’altra differenza tra le due riguarda la conformazione della foglia: stretta e allungata con finale a punta, la mandragora, mentre la borragine è ovale e i contorni tendono a entrare direttamente in modo netto e perpendicolare al picciolo mentre la foglia si presenta increspata, ruvida e al tatto spinosa e fastidiosa. E poi spesso è maculata mentre queste non sono presenti nella foglia della mandragora ma anch’essa è increspata e ogni tanto delle spine sottili che però non si possono mai paragonare a quelle della borragine. Altro elemento distintivo è l’odore: quello della mandragora non è per nulla gradevole, anzi piuttosto fetido, mentre il profumo della borragine assomiglia a quello del cetriolo. Altra caratteristica è un piccolo picciolo per la mandragora, lunghissimo picciolo per la bietola selvatica. Anche cinque o sei volte più lungo della foglia. Entrambe però hanno fiori blu pallido, ma mentre quelli della mandragora partono direttamente da terra, quelli della borragine crescono sul fusto. Frequentemente le due piante si trovano anche vicine, crescono l’una nei pressi dell’altra. Fare un confronto serio potrebbe essere un gioco da ragazzi.
Non acquistate e consumate verdure simili allo spinacio soprattutto sfuse. La raccomandazione arriva dal sindaco di Pozzuoli, Gigi Manzoni, dopo che 10 persone di due nuclei familiari diversi sono finite in ospedale con sintomi paragonabili all’ingestione della mandragora, che è tossica, e una di queste è grave. «In queste ore, le forze dell’ordine, in collaborazione con l’Asl Napoli 2 Nord, stanno lavorando per risalire alla filiera che ha provocato l’intossicazione alimentare da Mandragola di alcuni cittadini flegrei, attualmente ricoverati all’ospedale Santa Maria delle Grazie - scrive in una nota il primo cittadino - in attesa dei relativi chiarimenti si raccomanda di evitare di acquistare e consumare verdure simili sfuse (spinaci, biete etc.). Siamo vicini ai cittadini intossicati e ai loro familiari e seguiamo, insieme alle forze dell’ordine ed alle autorità sanitarie, l’evolversi della situazione».
Intanto gli accertamenti dei carabinieri per risalire alla filiera di commercializzazione di verdura sfusa che probabilmente conteneva mandragora, sospetta origine dell’intossicazione di 10 persone nel Napoletano, continuano, in sinergia con i colleghi del Nas e con personale specializzato delle Asl competenti territorialmente. Si sta percorrendo la catena di distribuzione per rintracciare i lotti verosimilmente a "rischio mandragora". Da quanto accertato finora, alcuni dei lotti sono stati commercializzati da società di Forio d’Ischia, Aversa, Volla, San Valentino Torio (Sa) e Avezzano (Aq). Le Asl territorialmente competenti hanno sottoposto l’alimento a blocco ufficiale ai sensi dell’art. 137 e 138 del Reg. UE 625/17 per effettuare campionamenti e analisi.