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Energia, avanti tutta con il rigassificatore di Piombino: operativo in primavera

Gaetano Mineo
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In primavera entrerà in funzione il rigassificatore di Piombino. L'ha ribadito la Snam, la società energetica che gestisce la rete italiana dei gasdotti e che realizzerà lo stesso impianto «off shore» nelle acque toscane. Quindi, un bersaglio in meno per la politica in questa rumorosa campagna elettorale dove lo scontro appare sempre più personale che sui temi. Dunque, si accelera sui progetti di approvvigionamento del gas, in quanto, per dirla con lo stesso ad di Snam, Stefano Venier, «l'autunno è ormai alle porte, il tempo stringe». Tra le vie messe sul tavolo del governo Draghi per allentare la dipendenza dal gas russo, spiega il numero uno della Snam, «oltre alla diversificazione energetica e al razionamento in linea con le regole Ue, vi sono due progetti: Piombino e Ravenna». In merito a Piombino, continuano ad arrivare sulla scrivania del commissario straordinario per il rigassificatore, Eugenio Giani (che è anche presidente della Regione Toscana), i documenti degli enti chiamati a dare il loro parere sul progetto. Fase che dovrà chiudersi entro il 19 settembre. Mentre l'intero iter per poi dare il via ai cantieri per il rigassificatore nel porto toscano dovrà concludersi entro il 27 ottobre. I tempi burocratici già sono stati accelerati in quanto il progetto è stato esentato «dall'applicazione delle disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale», perché «eventuali ritardi o ostacoli suscettibili di impedirne una tempestiva attuazione risultano contrari all'interesse dei cittadini italiani e finirebbero per mettere a repentaglio la sicurezza energetica del Paese», come riporta un documento del ministero della Transizione ecologica.

 

 

E un altro punto che ha accelerato l'iter è stata la riduzione a tre anni della concessione, rispetto all'istanza inizialmente presentata per 25 anni. A tale periodo è necessario aggiungere 5 mesi per i lavori di costruzione e allestimento della opere in banchina, e un periodo di ulteriori 4 mesi per lo smantellamento a fine esercizio delle infrastrutture realizzate in banchina e la restituzione della stessa all'Autorità di sistema portuale. Inoltre in una relazione viene ritenuto remoto il rischio collisione. Nel documento si spiega, che «l'ormeggio della Fsru presso la Banchina Est sia compatibile con le attuali attività di tipo E e F di cui al D.M. 09/05/2001, in corrispondenza della Banchina Nord. Per quanto riguarda inoltre alle manovre di entrata e uscita dei mezzi navali a supporto dell'Fsru, si conferma che nella stagione estiva saranno eseguite esclusivamente in notturna, quindi senza generare interferenza con il traffico traghetti». Ricordiamo che una Fsru è un'unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione, che serve a riportare allo stato gassoso il gas liquefatto (GNL) trasportato dalle metaniere. La rigassificazione, a è necessaria all'immissione del gas nella rete e al suo utilizzo per il riscaldamento o per l'elettricità.

 

 

Ed è proprio per ridurre la dipendenza dalla Russia, che vale circa il 40% del gas importato dall'Italia, che il governo oltre a stringere accordi con nuovi fornitori (come l'Algeria, per dirne uno) e lavorare per potenziare la capacità di rigassificazione in modo da poter aumentare gli acquisti di GNL dall'estero (dagli Stati Uniti, ad esempio), ha chiesto a Snam di acquisire delle Frsu. Da qui l'acquisto di alcuni mesi fa della nave Golar Tundra per 330 milioni di euro. Sarà questa unità galleggiante a essere piazzata nelle acque del porto di Piombino. Venier ha detto che la Golar Tundra «da sola potrà contribuire a circa il 6,5% del fabbisogno nazionale, portando la capacità di rigassificazione italiana a oltre il 25% della domanda». In altri termini, il rigassificatore di Piombino vale 2,5 miliardi di metri cubi di gas in più a disposizione dell'Italia. La sua attivazione è un passo fondamentale per evitare futuri razionamenti di gas e fare fronte alla carenza. Per l'anno prossimo, il ministero della Transizione ecologica stima che dal gas liquefatto otterremo 7,9 miliardi di metri cubi di gas in più rispetto al 2021. Si tratta di circa un terzo dell'intero piano di diversificazione delle fonti energetiche utile a ridurre la dipendenza dalla Russia.

 

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