i dati della pandemia
Troppi morti di Covid, cosa non torna nei calcoli. Da Burioni a Bassetti: commissione d'inchiesta
Tra virologi ed esperti che spesso non hanno la stessa visione sulla lotta alla pandemia c'è una battaglia che sta mettendo molti d'accordo. Sul calcolo dei morti di Covid c'è qualcosa che non torna. La polemica va avanti da mesi ma nelle ultime ore le richieste si sono fatte pressanti. Un approfondimento sul numero di morti per Covid "che si continua a registrare in Italia" è "necessario", afferma sui social Roberto Burioni, professore di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele. "Basta ipotesi, ci vogliono dati". In un post di due giorni prima Burioni, commentando il dato quotidiano dei decessi per Covid, a tre cifre, aveva segnalato che "amici farmacisti mi raccontano di abbondanti prescrizioni di azitromicina (un antibiotico inutile per la cura di Covid e dannoso in generale) e rarissime prescrizioni di Paxlovid. Si può sapere dalle autorità come stanno davvero le cose?", Il virologo incassa l'approvazione di Roberto Bertollini, "un esperto mondiale autore di alcuni dei più importanti lavori usciti su COVID", ricorda Burioni. Anche Bertollini "ritiene necessario un approfondimento sul numero di morti".
"Vorrei anche io dei dati precisi. Per questo sarei favorevole a una commissione di inchiesta medica per accertare quanti dei decessi degli ultimi tempi sono avvenuti per il Covid e quanti invece siano di persone, positive al tampone, ma decedute per tutt’altra causa", dice all’AGI l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. "Io lo dico da tempo: o contiamo male i decessi, e secondo me è la spiegazione più probabile, perché se entri con il Covid, anche quando muori - dice Bassetti - resti in quel calderone, oppure, ipotesi per me meno probabile, vengono curati male: non vengono dati gli antivirali quando ce ne è bisogno, vengono dati troppi antibiotici".
Bassetti cita un dato significativo: "In Sicilia solo il 3% è in ospedale per il Covid e il resto è solo positivo. Dunque il 97% è lì positivo a un tampone, ma ricoverato per tutt’altro". "Io so chi è che compila le schede di morte: sulle cause accessorie c’è quasi sempre anche il Covid", spiega l'infettivologo.
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Favorevole all'iniziativa seppur con qualche distinguo anche Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza: "Da noi si muore di più di Covid e bisogna approfondire i motivi: sarei favorevole ad una indagine. Bisogna analizzare vari aspetti e non è possibile, al momento, dare una risposta certa". "Io sono preoccupato per ottobre -aggiunge Ricciardi -, i problemi sono molteplici: l’assistenza frammentata e l’eterogeneità della stessa assistenza territoriale. Bisognerebbe vedere dove si muore di più. Inoltre abbiamo tanti fragili e molti di questi non hanno fatto la quarta dose, parecchi nemmeno la terza".
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Ricciardi non crede ci siano problemi nei conteggi: "Questa è una cretinata, anche gli altri in Europa li contano così e hanno meno decessi - dice -. La verità è che c’è un’asimmetria tra la domanda e la risposta: siamo un sistema profondamente in crisi e, tutto questo, in un Paese come il nostro, molto fragile: è necessario un maggiore investimento sul personale e la capacità di attarre e distribuire il personale, perché abbiamo un grande deficit". Per Ricciardi i medici sono pochi e gestiti male, e la formazione è carente se "fossero pronti e adeguatamente informati prescriverebbero meglio i farmaci, compresi gli antivirali per la cura del Covid", conclude.