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Giulio Tremonti, profezia drammatica: in arrivo caos finanziario e problemi enormi. La bordata a Mario Draghi

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Presi nella campagna elettorale e nel balletto delle alleanze politiche sta sfuggendo il punto vero di questo frangente storico, la situazione economica e finanziaria che ci apprestiamo ad affrontare. A invitare tutti a un bagno di realtà è Giulio Tremonti, ministro dell'Economia nei governi di Silvio Berlusconi, che è intervenuto nella puntata di mercoledì 10 agosto di Agorà estate, su Rai3. 

 

Dopo aver accusato di scarso patriottismo chi sta tentando di demonizzare l'avversario in questo inizio di campagna elettorale, magari chiamando "aiuto dall'estero", Tremonti usa una metafora biblica per rendere l'idea della situazione economica globale e non solo. "Avete presente le dieci piaghe d'Egitto? Noi ne abbiamo già avute sette, e la prima per esempio è il disastro ambientale causato dall'asse terrestre che si è sempre spostato, e dall'idea folle di fare la fabbrica del mondo in Asia", afferma citando i rapporti tra Occidente e Cina. Insomma, altre "piaghe" devono ancora abbattersi. Tra queste "il caos finanziario prossimo venturo", dovuto al fatto che in questi anni si è "stampata moneta dal nulla, una quantità infinita di moneta. Ai miei tempi i conti erano in bilioni, ora sono in un trilioni. L'impressione è che l'inflazione prodotta in questo modo, che c'era ben prima della guerra, sia causa di enormi problemi per le persone". 

 

Il discorso cade anche sull'ipotesi, sollevata in questi giorni, di un Tremonti ministro dell'Economia con un governo di centrodestra. L'economista si dice onorato di essere candidato "ma sono discorsi che non hanno molto senso attuale", taglia corto.

 

"Quello che vedo attuale, ed è drammatico, è proprio l’inflazione che è stata ignorata per troppo tempo - spiega Tremonti - l'ultima finanziaria, quella fatta l'anno scorso (dal governo di Mario Draghi, ndr) era una manovra espansiva e clientelare con bonus e spesa pubblica non coperta. Poi si sono accorti che magari non si andava al Quirinale e allora hanno cambiato marcia..." è la stoccata al capo del governo dimissionario. Il vero allarme, sottolinea l'economista, è che in dieci anni i poveri assoluti sono più che raddoppiati e pertanto sarebbe doveroso intervenire sul 5 per mille portandolo al 10. 

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