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Guerra Russia-Ucraina, il cardinale Parolin: Papa Francesco non fa il "cappellano dell’Occidente"
Non si può chiedere all’aggredito di rinunciare alle armi, soprattutto se non si chiede altrettanto all'aggressore. Il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin interviene sulla guerra in Ucraina, sulle spese militari e la fornitura di armi, e respinge l'etichetta di filo-russo applicata da alcuni su Papa Francesco.
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L'alto esponente del Vaticano n un’intervista a Limes afferma che "il disarmo è l’unica risposta adeguata e risolutiva" e in questo contesto "non mi pare corretto chiedere all’aggredito di rinunciare alle armi e non chiederlo, prima ancora, a chi lo sta attaccando". Parolin ricorda come il catechismo della Chiesa cattolica preveda la legittima difesa: "I popoli hanno il diritto di difendersi, se attaccati", ma ci sono alle condizioni. Ad esempio "che gli altri mezzi per porre fine all’aggressione si siano dimostrati impraticabili o inefficaci".
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Insomma, la Chiesa è per la pace e "segue l’esempio del suo Signore" e "in questo senso è pacifista", afferma il cardinale secondi cui dire che Horge Mario Bergoglio è filorusso è una "semplificazione" perché il Papa "ha condannato fin dal primo istante, con parole inequivocabili, l’aggressione russa dell’Ucraina, non ha mai messo sullo stesso piano aggressore e aggredito né è stato o apparso equidistante".
Parolin afferma che Francesco "è stato, per così dire, `equivicino´, cioè vicino a quanti soffrono le conseguenze nefaste di questa guerra, le vittime civili innanzitutto, e poi i militari e i loro familiari". Queste critiche "ingenerose" e "grossolane" a Francesco sono legate, conclude, "alla constatazione che il papa non fa il 'cappellano dell’Occidente'".