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Candida auris, primo caso in Italia: come si diffonde il "fungo killer". Matteo Bassetti: niente allarmismi

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Un caso riscontrato a Mestre e una preoccupazione crescente in ambito scientifico. Parliamo della Candida auris, un fungo potenzialmente letale anche perché si rivela particolarmente resistente ai farmaci. Il caso isolato all’ospedale dell’Angelo di Mestre riguarda un uomo che  avrebbe contratto il fungo all'estero e sono subito scattati i controlli su tutti i pazienti ricoverati. Quello che si sa è che il "fungo killer", come  stato ribattezzato, ha una mortalità tra il 30% al 70%. "Se non viene adottata una terapia adeguata, è in grado di provocare gravi infezioni soprattutto nei soggetti pluripatologici, perché è resistente ad almeno una delle tre classi di antifungini disponibili. È anche molto contagioso: si trasmette tramite il contatto con un infetto ma anche attraverso le superfici. Ed è difficile da eradicare perché è resistente agli antisettici comuni", spiega il Corriere della sera.

 

Candida auris è stata isolata nel 2009 in Giappone ma i primi casi risalirebbero al 1996, sempre in Asia. A partire dal 2015 casi sono stati riscontrati in Europa, prima in Francia poi in altri paesi per un totale di 349 casi nel periodo che va dal gennaio 2018 al maggio 2019. Importanti i numeri negli Usa con oltre 1.200 casi probabili o confermati.  Tra le cause della diffusione, come spiega  uno studio pubblicato dalla rivista mBio, avrebbe un ruolo importante l'aumento delle temperature e il riscaldamento climatico. 

 

“Sicuramente questo fungo è una seria minaccia perché, essendo ad alta diffusibilità e resistente, provoca quadri clinici molto critici e anche mortalità. Ma dire che potrebbe essere la pandemia del futuro è allarmistico", è il commento di Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova secondo quanto riporta Metropolitano. "Abbiamo protocolli molto rigidi e la trasmissibilità di questa infezione non è legata a una semplice condivisione di un asciugamano piuttosto che di un indumento. Un caso deve far giustamente accendere una lampadina e far attivare tutte le misure di controllo attivo previste ma non deve destare un’eccessiva preoccupazione. Una folata di vento non fa scuffiare”, è la metafora nautica usata dal primario. 

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