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Case, cibo, auto. In Italia costa tutto di più: prezzi triplicati

Carlantonio Solimene
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«All'epoca con la liquidazione ci compravi una casa». A tutti sarà capitato di ascoltare almeno una volta questa frase dai nonni. E, in genere, la reazione è lo sconforto. Oggi per fare un investimento nel mattone a volte non bastano i risparmi di una vita intera. Al netto dei racconti e del tempo che passa che, inevitabilmente, indora i ricordi - per fare confronti che abbiano un senso occorre basarsi su dati ufficiali. Per scoprire che, in realtà, la faccenda è complessa. E varia a seconda del bene di consumo considerato. Se si prendessero come unità di misura, ad esempio, le spese telefoniche, si scoprirebbe che oggi mettersi in contatto con una persona che vive all'altro capo del mondo costa infinitamente meno rispetto a 30-40 anni fa. Ma è un'eccezione legata allo sviluppo tecnologico. Il contesto, innanzitutto. L'inflazione all'8% riporta indietro al 1986. Anno in cui, in realtà, era già in rallentamento. Dodici mesi prima era al 9,2%, nel 1980 addirittura al valore record del 21,2%. Come che sia, 36 anni fa il reddito familiare medio annuo - al netto delle tasse - si attestava a 23.505.000 lire (dati Bankitalia). In euro: 12.139. Nel 2018 - ultimo anno per il quale è a disposizione questo dato aggregato - il reddito familiare medio annuo ammontava invece a 31.641 euro, quasi tre volte tanto. Eppure, con lo stipendio del 1986, era possibile togliersi «sfizi» ben più importanti.

 

 

L'auto, per dire, era più alla portata. Una Panda 750 appena uscita dalla fabbrica costava 7.251.000 lire. Per acquistarla una famiglia doveva lavorare per 3 mesi e 21 giorni. Oggi la Panda più semplice è quotata a partire dai 14.100 euro. Per accaparrarsela un nucleo familiare dovrebbe sgobbare grosso modo 5 mesi e 11 giorni. In ogni caso, la famiglia contemporanea sarà costretta a usarla un po' di meno. Col suo reddito mensile infatti potrebbe teoricamente permettersi 1.270 litri di benzina. Nel 1986, invece, ne poteva acquistare 1.473. Meglio andare a piedi. Se camminando venisse voglia di fermarsi al supermercato, occhio a cosa si acquista. Nel 1986 la famiglia media poteva teoricamente permettersi fino a 1.632 chili di pane al mese, oggi il valore è la metà: 882 chili. E il confronto è impietoso anche per la pasta (2.000 pacchi contro 1.607) o per il riso (1.703 pacchi contro 995). Se poi, oberati dal peso delle buste, si decidesse di prendere la metro, il paragone sarebbe addirittura drammatico. Una quarantina di fa un viaggio singolo sulla linea A romana costava 200 lire. Teoricamente, una famiglia poteva permettersene quasi diecimila al mese. Oggi - costo del biglietto 1,5 euro non si arriva a duemila. Anche in questo caso, meglio andare a casa a piedi. Sempre se una casa la si ha, ovviamente. Nell'impossibilità di recuperare il valore del metro quadro nel 1986, ci si può basare su un'analisi dell'economista Filippo Taddei per Linkiesta. Ebbene, un trentenne per acquistare un appartamento di grandezza media aveva bisogno, negli anni '80, di circa quattro anni di stipendi. Oggi ne servirebbero almeno 10-12. Quasi il triplo.

 

 

Il punto è che all'epoca gli stipendi crescevano come l'inflazione. Il vero punto di rottura arriva dal 2000. Lo spiega un'indagine realizzata a febbraio scorso dal Centro Ricerca e Studi di «Alma Laboris Business School». Vi si legge che, nel 2001, la retribuzione media lorda di un lavoratore era di circa 19.500 euro annui, mentre oggi si aggira attorno ai 29.300 euro, con una crescita del 50,2%. Peccato che, contestualmente, i prezzi di diversi prodotti siano aumentati molto di più. Per un cono gelato si spende il 224% in più, una pizza costa quasi il doppio (+93,5%), il biglietto dell'autobus sale del 159%. Il tutto, naturalmente, senza considerare l'inflazione degli ultimissimi mesi. Ci sarebbe molto su cui riflettere. Che quello, in fondo, non costa nulla.

 

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