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La Russia adesso vuole lasciarci al gelo. L'Ue discute il tetto al prezzo del gas

Luigi Frasca
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Il tema del price cap potrebbe entrare nelle conclusioni del vertice europeo. Di sicuro i leader dei Ventisette ne parleranno nella parte economica del summit di oggi e domani anche se si è ancora lontani dal costruire un consenso ampio su questo tema. Ci sono idee diverse tra i Paesi, perché la questione è stata sollevata solo tre settimane fa nel Consiglio europeo straordinario di fine maggio, spiega un alto funzionario. Tuttavia, si registra anche «una crescente attenzione» da parte della Francia e di altri paesi sul tema e «una disponibilità» anche da parte della Germania seppur in termini di «movimenti millimetrici», riferisce un'altra fonte diplomatica.

 

In queste ore l'Italia «sta negoziando per far passare il concetto che i russi stanno usando come arma (weaponizing) non solo il grano ma anche l'energia, e vogliamo richiamare le conclusioni del Consiglio del 30 e 31 maggio sul price cap invitando la Commissione a prendere iniziative per rendere i prezzi accettabili», ha spiegato la fonte. Intanto, il capo della Iea, l'Agenzia internazionale per l'energia, Fatih Birol, ha lanciato l'allarme sulla possibilità del blocco delle forniture da parte di Mosca. «L'Europa dovrebbe essere pronta nel caso in cui il gas russo fosse completamente tagliato», ha detto in un'intervista al Financial Times. «Più ci avviciniamo all'inverno, più comprendiamo le intenzioni della Russia - ha aggiunto credo che i tagli siano orientati a evitare che l'Europa riempia i depositi e a aumentare la leva della Russia nei mesi invernali».

 

Sul fronte ucraino, i leader Ue ribadiranno il pieno sostegno umanitario, finanziario e militare, anche se su questo punto si lascerà un riferimento generico perché in molti hanno sollevato il problema di continuare ad attingere all'Epf, lo European Peace Facility, uno strumento che ha un budget di quasi 6 miliardi da usare fino al 2027 per tutti gli scenari globali e di cui finora 2 miliardi sono stati destinati all'Ucraina. È probabile che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, rimarrà deluso dagli impegni sulle sanzioni. Il suo appello ad approvare «il prima possibile» il settimo pacchetto di sanzioni dell'Ue per far sentire la pressione sulla Russia al momento non è stato raccolto. Piuttosto, subito dopo il Consiglio europeo «ci si concentrerà sul lavoro con la Commissione per vedere di disporre di una valutazione di impatto dei sei parcheggi alcuni paesi tra cui il nostro chiederanno tra l'impatto sulla Russia e di fare un ragionamento sull'impatto sull'Europa a 27, perché inevitabilmente certi pacchetti sanzionatori hanno avuto un impatto differenziato a seconda dell'argomento e a seconda del Paese», ha spiegato la fonte diplomatica.

Il leader ucraino porterà a casa invece lo status di Paese candidato, dato ormai per certo da tutti. Mentre è atteso un nuovo impulso al processo di allargamento ai Balcani, i cui leader si incontreranno con i Ventisette prima del Consiglio. Grazie al lavoro della presidenza francese si dovrebbe sbloccare anche la questione della Macedonia del Nord, con la rimozione del veto della Bulgaria data per probabile entro il vertice e per certa nei giorni successivi. Sarebbe il via libera all'apertura dei colloqui intergovernativi, assieme all'Albania, e un nuovo messaggio di speranza per tutti i Balcani. È una fase cruciale per il futuro dell'Ue, messa a dura a prova dal conflitto ucraino, ma allo stesso tempo tornata in grande considerazione tra gli europei. Stando all'ultimo sondaggio di Eurobarometro, infatti, quasi due terzi degli europei vedono favorevolmente l'appartenenza all'Ue, la l'adesione è vista come «una cosa positiva» dalla maggioranza relativa dei cittadini in quasi tutti i Paesi. Si tratta del risultato più alto dal 2007, quando il dato era al 58%.

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