La guerra in Ucraina aiuta gli sbarchi. Arrivi di migranti in aumento dalla Libia

Francesca Musacchio

Diciottomila arrivi dal 1 gennaio al 26 maggio di quest' anno. Solo ieri sono sbarcate 110 persone a Lampedusa, 80 ad Augusta e 82 a Crotone. Mentre al largo della Tunisia, un barcone con abordo 100 migranti, sarebbe naufragato causando 76 dispersi in mare. L'instabilità politica della Libia continua ad essere alla base del fenomeno migratorio che interessa il nostro Paese. E adesso che l'interesse internazionale per quelle latitudini è scemato a causa della guerra in Ucraina, il timore condiviso da più osservatori è che i numeri dell'immigrazione, entro fine anno, potrebbero più che raddoppiare.
La bella stagione, come sempre, incoraggia le partenze ma gli sbarchi sono andati avanti anche durante l'inverno.

 

Secondo i dati del Viminale, a gennaio sono arrivate 3.035 persone, 2.439 a febbraio, 1.358 a marzo e 3.929 ad aprile. Nel mese di maggio, invece, hanno raggiunto l'Italia attraverso il mediterraneo 7.348 persone. E dopo gli arrivi di ieri l'hotspot di Lampedusa, con 1.100 ospiti, e di nuovo al collasso. Nonostante ciò, la Libia rimane un argomento difficile per la politica italiana, mentre altri Paesi hanno da tempo preso il sopravvento. I turchi, ad esempio, al momento controllerebbero la Tripolitania «in modo dettagliato dicono fonti locali - fanno addestramento e sono dentro Marina e Aeronautica». Mentre General Electricity Company e Total Energy hanno firmato un accordo per la realizzazione di un impianto solare da 500 megawatt nella zona di As Saddada. L'ultima visita ufficiale del ministro degli Esteri, Luigi di Maio, risale a ottobre scorso. Dell'anno scorso anche l'ultimo viaggio per il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese.

 

Ma l'Italia ha ricevuto circa 40 milioni di euro dall'Ue per gestire l'intero dossier migranti e i libici continuano a chiedere mezzi efficienti per contrastare il traffico di esseri umani. Ma da Roma, invece, per la guardia costiera arriverebbero sempre vecchie motovedette e nulla di più. In Libia al momento non si spara, ma la situazione potrebbe precipitare da un momento all'altro. La scorsa settimana, Fathi Bashagha, premier eletto dal Parlamento di Tobruk, ha tentato l'ingresso a Tripoli. La risposta di Abdel Hamid Dbeibah, premier di fatto decaduto ma asserragliato sulla poltrona, è stata schierare milizie armate che hanno ingaggiato uno scontro a fuoco con quelle in supporto di Bashagha. Mentre Haftar ha in mano saldamente la Cirenaica, ed è sempre più forte attraverso i figli, uno dei quali è a capo del potente «battaglione 166», composto da soldati professionisti, e l'altro dirige la «brigata Tarek Ben Ziyad».